Selene Calloni Williams – Yoga Sciamanico
Lo yoga è l’atto dell’affermazione della libertà e dell’immortalità a mezzo della vittoria dell’amore sulla paura.
La libertà è la libertà dai valori mondani, la capacità di andare al di là del bene e del male e di riunificare tutti gli opposti.
Questo stato – che è la condizione in cui tutto è puro per i puri, omnia munda mundis – ristabilisce l’equilibrio, l’ordine universale, sciogliendo la colpa e la paura.
Chi non ha paura non serra le porte dei propri sensi, non si rintana nel proprio Io, non si chiude alla visione sottile, non contrae i canali percettivi; allora vede il visibile e l’invisibile e conosce la vera natura di tutte le cose: egli è incessantemente consapevole nel ciclo vita-morte-vita e non cade nella fossa dell’inconsapevolezza attraversando la grande soglia, rimane vigile e attento e sempre memore di sé.
Questa condizione non è mai permanente quando si possiede un corpo umano, ma è acquisibile attraverso l’estasi.
Il termine yoga viene riferito alla radice sanscrita yuj, che significa “unire”, “aggiogare”.
Infatti nei Veda si trovano termini correlati alla radice yuj e fanno riferimento all’atto del dominare i propri sensi e la propria mente al fine di utilizzarla come uno strumento del cammino di liberazione, anziché essere schiavi del condizionamento esercitato dal mondo attraverso i sensi. Nelle Upanisad vediche, in particolare nella Maitri Upanisad, lo yoga viene descritto come un sentiero speculativo che permette di “vedere” l’invisibile e di riunificare dunque i due universi: umano e divino.
Anche nella Bhagavad Gita lo yoga non è presente come una tecnica psicofisica o una filosofia strutturata, bensì come atto di ampliamento della visione e del cuore e unificazione con il divino.
Ciò porta a considerare che quello che comunemente viene definito come “yoga”, e cioè un insieme di tecniche psicofisiche a carattere ginnico, ben poco ha a che vedere con lo yoga antico e tradizionale.
Estratto dal libro: Yoga Sciamanico
Video: Selene Calloni Williams
Mi chiamo Arabella, non amo definirmi perché ritengo che la parola esprima troppo spesso concetti che si tramutano in schemi di pensiero, che delineano il giudizio proprio e dell’esistenza stessa. Ho intrapreso un percorso dedicato allo studio dell’arte, rivolto principalmente al simbolismo e alla filosofia neoplatonica. Il mio percorso non mi ha portato in alcun luogo ma alla scoperta che aldilà di me stessa c’è l’infinito. La mia pagina facebook: Remi di Luce
In particolare mi sono interessata alle discipline ermetiche e filosofiche, come strumenti per sondare l’animo e l’evoluzione dell’uomo.