L’onore e il vanto di essere Donna

Le sacerdotesse antiche si scoprivano il seno per officiare i rituali.
Era uno dei sacri gesti di erotica sciamanica: il piacere della bellezza e la creazione magica che ne deriva.
Il rendere omaggio alla Grande Madre mostrando con fierezza ciò che Ella ha donato: il Corpo di Donna.

Facile intuire che non ha nessuna analogia con il tipo di erotismo inculcato dal patriarcato, se di erotismo si può parlare.

Scoprire il seno significava apporre e rendere manifesta la regalità del Femminino, omaggiare gli Dei, mettere in scena il Sacro Femminile Creativo, nella sua espressione più feconda.

Durante questi antichi rituali le donne coloravano le labbra di rosso, si adornavano di ricche vesti e accessori come copricapi e bracciali, ed esponevano il seno con l’aiuto di bustini o fasce di stoffa per sostenerlo e valorizzarlo.

Era bellezza e celebrazione, non c’era malizia o concupiscenza; pur mostrando in modo esuberante l’onore e il vanto di essere donna.

Sacro era il seno e sacro era il corpo, talmente tanto che solo durante i rituali veniva esposto come uno strumento di potere, al pari del bastone, del calderone o coppa, della spada e, in molti culti legati alla dea, arco e frecce. Tracce della sacralità del seno femminile sono state ritrovate nei manufatti dedicati alla Dea Madre cretese (civiltà minoica 1580 a.c.), divinità ctonia (dal greco chthon “terra”) chiamata successivamente Potnia Theron dai greci antichi.

Queste dee e sacerdotesse venivano spesso raffigurate e scolpite con serpenti, simbolo totemico di mutazione, creazione e rigenerazione, indiscussa dote femminile. Tramutato in simbolo fallico in epoche più recenti per via della loro figura (erroneamente secondo me).

Come non ricordare la meravigliosa dea Ganga, raffigurata nuda con il corpo adornato da preziosi bracciali (simbolo dei cicli lunari della vita e della morte, fine-inizio perpetuo), seduta sopra un grande rettile, con al collo dei serpenti come collier e in mano la sacra coppa, antico simbolo uterino di creazione.

Le dee raffigurate a seno nudo, con il corpo riccamente adornato, con gli strumenti e gli animali di potere, sono innumerevoli, e venerate in ogni angolo della Terra.

Diventa quasi ovvio ricordare a noi donne di onorare il nostro corpo, amarlo come il più bello dei tempi, ritornare alla sacralità legata al seno e alla vagina come manifestazione divina della Madre Terra attraverso il corpo femminile.

La Grande Madre ha creato la donna con l’energia dei fulmini, delle cascate, delle montagne e del vento” (dal mio libro La Danza Del Seme Selvaggio )… ricordiamolo ogni volta che ci sembra troppo difficile o trattiamo il nostro corpo e il nostro intelletto senza amore.

Dedicato a tutte le donne e a me stessa.

Enrica

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ENRICA ZERBIN, nata e cresciuta tra campagna, fiume e mare, dove ha scoperto la magia dei cicli lunari e appreso l’uso delle erbe medicamentose delle campagne, insieme agli antichi rituali legati alla Dea e agli elementi; eredità delle sue antenate.
Ricercatrice e studiosa di miti e leggende (con particolare interesse per l’antica saggezza nordica), della simbologia di varie culture, degli archetipi, del Sacro Femminile e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Iniziata alle Rune tramite l’Elemento Acqua; aiuta con questo importante strumento a svolgere un profondo lavoro di lettura dell’ombra e delle memorie nascoste.

Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo, Tu Mi Hai Salvato La Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili e bizzarre sincronicità.
Nel 2019 esce il suo secondo libro, La Danza Del Seme Selvaggio, rocambolesco viaggio di due donne non più giovanissime che si trovano, loro malgrado, a dover stravolgere la loro vita e a lasciare la famigerata zona comfort.
Un iniziale dramma si trasforma, per Anthea e Miriam, in una straordinaria avventura tra i sentieri alpini, con la sola guida di una mappa disegnata da una misteriosa vecchia guaritrice.

Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico, per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.

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