La Linea Nera

Estratto dal libro: E se l’Anima Parlasse

Ci fu il buio e il silenzio.
Alexander abbandonò il corpo di Hondello svestendosi della carne e pochi attimi dopo non era più in Terra. Fece ingresso in quel piano che aveva tutta l’aria di essere una sala di attesa, dove si sistemano le proprie cose e ci si prepara per entrare in Cielo, ovvero quel piano sopraffino dove si gode della luce di Dio.

L’energia nera di Hondello insieme alle sue memorie furono assorbite in Alex che prese a brillare molto meno. Vi era uno strato energetico di colore scuro originato dal dolore e dall’odio che opprimeva la normale lucentezza animica.
Pronto per entrare nell’alto dei cieli. Chiude i suoi occhi, un gesto simile a un respiro profondo, inspira intensamente ed espira lentamente per riaprirli e ritrovarsi davanti a Dio insieme a tutti gli Angeli.

«Povera Anima, questo era il messaggio che arrivava nel profondo.»
«Il nostro destino ormai si distingueva enormemente da quello di tutti gli altri.»
«Un’oscurità così densa tutta intorno poteva promettere solo una certezza, dolore.»

Eppure, nonostante ciò, ricordo un avanzare a testa alta. Alex vestiva questo nuovo grande fardello con onore e, come un soldato pronto per la guerra, manteneva il suo sguardo fermo fisso verso l’Infinito, verso Dio, in senso di accettazione.
Il nuovo incarico era nostro e quello fu il tempo in cui si stava partendo per un nuovo mondo, l’Inferno, il nostro Inferno.

Ricordo bene le sensazioni che il coraggio abbracciato alla speranza suscitava quando si scontrava con la paura vestita di disperazione. La guerra interiore era già cominciata e l’equilibrio pareva essere la prima meta da conquistare. L’energia di Alex vibrava come una fiamma esposta al vento.

Stava cercando la fermezza, ma il dolore intenso lo inginocchiava puntualmente non appena provava ad alzarsi.
Il corpo che Alex ricavò per la nuova vita in quelle condizioni risultò essere infatti un tantino disarmonico. I lineamenti generali ottenuti non erano più così belli, gli occhi erano piccoli, quasi a simboleggiare l’assenza di luce.
Avevo labbra sottili e una fisicità molto esile che mi accompagnò per diverse esistenze, sempre interessate da malattie fastidiose.
I capelli neri e gli occhi ancor di più. La carnagione chiara. Insomma, l’uomo che sarei diventato in quella vita successiva non sarebbe stato di certo un adone, anzi, si sarebbe detto più avanti che non ero bello affatto.
Il dolore della mia Anima aveva contorto le mie linee corporee in modo davvero evidente.
Con quella mappa genetica in mano, Alex una volta, incarnatosi nel nuovo feto, avrebbe dato origine a un uomo di stampo negativo, e così fu. Era percepibile un’essenza malvagia al solo posarmi gli occhi addosso.
Perfino le mie gambe erano storte e l’essere magro per esempio derivò dall’aver bruciato ogni risorsa umana nella vita precedente per restare in vita, anche quando con serenità avrei dovuto accettare la fine.
Potrei dirvi che la voce rauca che avevo, davvero fastidiosa da udire, trovava perfetta motivazione sul fatto che le mie corde vocali precedenti avevano subito una terribile ustione.
Quelle cellule, in quella sede, andarono in shock e Alex non poté fare nulla per loro.
Solo parole d’amore avrebbero potuto sanarle, ma tardarono davvero molto ad arrivare in superficie. Sarebbero dovute essere dettate da un cuore abbracciato e raccolto su se stesso, intento solo a rimanere in silenzio concentrato a soffocare perfino il battito più debole.

Parevo così nato stanco e avvilito. Questo assetto, come dicevo, lo mantenni per diverse vite, durante le quali l’alternarsi dei sessi tra il nascere uomo e poi donna continuò per centinaia di anni senza dare frutti decisivi.
Pareva non finire mai questa parabola discendente, forse perché, tutto sommato, ero arrivato abbastanza in alto e allora per giungere agli inferi più cupi occorrevano ancora diverse atrocità.
Il Male aveva vinto una grandiosa battaglia e io ero in ginocchio verso il precipizio.

Ricapitoliamo quindi quel che accadde dal principio in questo mondo.
La mia Anima si era scissa dall’unità divina per poterla osservare dall’esterno, abbandonando il piano divino per recarsi su quello terrestre, luogo in cui ciò le sarebbe stato possibile.
Il prezzo era altissimo, ma la consapevolezza di Dio ne valeva tutta la pena.
Cominciò così una serie di vite più o meno equilibrate grazie anche al sostegno attento di Anime più evolute ed esperte del mondo terreno, che seppero guidare Alex e indirizzarlo verso un cammino non troppo scioccante.

Ci fu quindi un’immediata e sorprendente ascesa dal punto neutro dal quale cominciò.
Il Cielo osservò con interesse l’inserimento di Alex nel pianeta Terra, poiché risultava essere davvero ben riuscito. Ma io non ero solo, il Male mi accompagnava per mano di vita in vita, fino a condurmi innanzi la sua porta di casa che con la morte di Hondello sfondai letteralmente passandoci attraverso in tutta foga.

Da quel momento in poi iniziò la parabola discendente attestante l’incupirsi progressivo della mia Anima che, nonostante ciò, a quanto pare, resse bene il colpo per un motivo ben preciso.
Lei era una finta anima giovane, infatti la sua nuova esperienza in terra non era la prima e ciò le permise di sopportare bene il nuovo dolore.
Inoltre Essa veniva da un precedente piano, un luogo ben preciso, ovvero da un mondo diverso dalla terra.
Si tratta di un altro pianeta dove condusse diverse esistenze fino a perfezionarsi al punto che nell’ultima discesa in tale mondo la sua coscienza animica aveva libero accesso alla mente corporea. In poche parole l’Anima comunicava direttamente con la Mente senza che questa potesse fraintenderne i messaggi, poiché arrivavano direttamente senza subire filtri di nessun genere.
In quell’ultima esistenza il mio nome era Alexander, l’uomo che visse da Anima su un piano terreno, ovvero, vi visse come un Dio poiché conosceva l’accesso diretto al cuore.

Un Dio confinato in uno spazio comunque chiuso e finito.
Da questa esistenza senza filtri, il nome Alexander piacque alla mia Anima che lo adottò per Essa nel momento in cui si paragonò a quell’uomo per rendergli merito per il fatto che tanto l’aveva ascoltata durante la sua vita assumendosene il carico. Avvenne una sorta di fusione diversa dal comune tra la mia Anima e Alexander, tanto che oggi per me sono la stessa cosa.

C’è da considerare che quel piano, essendo di gran lunga superiore a questo terreno attuale, serba prove ben più grandi rispetto a quelle a cui ci si può trovare sottoposti qui in terra, ma anche le facoltà dei suoi viventi sono decisamente maggiori di quelle degli uomini terreni. Quelle facoltà l’uomo medio terreno le identifica nella Magia. Per questo motivo quel piano è riservato solo a coloro che detengono un certo grado di evoluzione.

Io mi sono degradato e oggi sono qui. Vivo in un mondo più semplice di quello precedente sotto certi aspetti, ma molto più triste sotto altri.
Da quel soggiorno alieno, che peraltro non fu l’unico, derivò una dimestichezza ormai acquisita nel saper far fronte alle avversità e alle tentazioni che questo nuovo piano terreno quotidianamente e incessantemente propone. Ciò nonostante questa mia grande esperienza non fu sufficiente per evitarmi un nuovo inferno a quanto pare.

Le Anime di quel piano le sento vicine perfino quaggiù, ma questa è davvero un’altra storia. Forse un giorno scriverò un libro che racconterà di quel mondo.
Forse un giorno ne avrò la forza.

Si può quindi dire che in questo libro abbia cominciato necessariamente a scrivere non proprio dal principio, ma se consideriamo questo mondo, allora sì che è stata toccata la linea originaria.

Stefano

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E se l’Anima Parlasse

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Stefano Nieddu

Nato a genova nel 1981, grazie al collegamento tra la propria conoscenza esteriore e la consapevolezza interiore, apprezza il mondo da una prospettiva più profonda e completa, nella quale l’invisibile diventa un terra dove avventurarsi per fare sempre nuove ed incredibili scoperte.

Da qui nasce un sincero desiderio di condivisione delle proprie esperienze, al fine di permettere a tutti coloro che lo desiderano davvero, di conoscere il proprio immenso potenziale latente.

Amo sognare, perché credo che la fantasia sia la madre della realtà.

Amo ascoltare, perché credo che i suoni fuori di noi siano l’eco di quelli interiori.

Amo condividere, perché credo che le dure conquiste
debbano diventare semplici doni.

Amo i più deboli, con il loro esempio urlano agli altri di essere diversi.
Amo il cambiamento, è ciò che mi riporta a casa.

Amo avere fede nell’impossibile, è così tutto diventa possibile.

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