Il primo sangue, il fiore, la ferita

Arriva il primo sangue e anche se siamo ancora nel bozzolo e la strada per diventare farfalla sarà lunga, non possiamo più fare finta che vada bene così perché della complicità con nostra madre ne abbiamo un enorme bisogno. A volte sembra ci sia, magari fai qualcosa insieme e subito a dirti “sì, certo che c’è!”, ma poi il suo impietoso giudizio ti ferisce e ti riporta alla realtà. Eppure la salvi. Ancora e ancora perché il legame è talmente forte che non puoi distruggerla. Salvi lei, che ti ha messo al mondo, e nutri rabbia nei confronti di te stessa per l’ incapacità di crearla tu, un po’ di complicità.

Intanto il primo sangue decreta quel nuovo essere donna che non sai che cosa significa e lei non lo spiega, ma forse essere donna è essere come lei.
Tu sai già che non puoi emularla, non sei così, non sei all’altezza, non sei quello che lei voleva tu fossi e di fronte a quel sangue di cui ti vergogni non sai che fare. Non credi neppure lontanamente che si possa non fare proprio niente, nessuno te lo dice.

Nessuno ti dice che vai bene così e che fermarsi ad “ascoltare” il proprio ciclo è il primo passo dell’essere donna. Un passo amorevole verso se stesse. Non sapendolo, il testimone che ricevi è un assorbente e un mal di pancia da rannicchiarsi sotto una coperta e stare lì, da sola, cercando rifugio nei sogni, finché non passa.

E in quei sogni si svela a poco a poco il cammino…

Molti cicli dopo, e dopo molti passi di amorevolezza nei confronti della propria bambina interiore, la rabbia si ammorbidisce e riesci a cambiare lo sguardo. Non più catene, ma un abbraccio che libera. Come quello che non hai avuto, ma hai saputo dare ai tuoi figli ed è la gioia più grande.

Nell’amore verso la tua parte bambina sta la libertà di essere oggi quello che sei e di poter cantare il fiore e la ferita che abbiamo dentro.

Annalisa

Annalisa Borghese

Sono una counselor in psicosintesi che io traduco come “allenatrice emotiva”.
In concreto alleno le persone a scoprire la ricchezza del proprio mondo interiore e a prendersene cura. Lì stanno le potenzialità, ciò che di luminoso non abbiamo ancora espresso, trattenute da emozioni ingombranti che facciamo fatica a gestire.
Lì si trova la chiave del nostro personale benessere.

Ho sempre mantenuto un occhio di riguardo per il punto di vista femminile e mie maestre sono state Alexandra Pope, De Anna L’am, Miranda Gray e Carla Gianotti.
Il mio obiettivo oggi è invitare le donne a incontrare quel femminile profondo che appartiene a ciascuna di noi, iscritto nel ciclo mestruale e non mediato dalla cultura patriarcale.
Favorire in loro la pratica consapevole dell’energia ciclica femminile per ritrovare il proprio passo oltre i condizionamenti di un modello culturale che nega le energie primigenie del Femminile e del Maschile.
 
E oggi più che mai abbiamo bisogno di entrambe per trasformare la cultura della sopraffazione e realizzare pienamente la nostra personale umanità.
Sono diversi gli approcci all’energia ciclica e io prediligo percorsi in cui la profondità del lavoro interiore non è mai disgiunta dalla concretezza. Il ciclo mestruale, infatti, può essere una sorta di ancoraggio che ci aiuta a restare radicate, cioè con i piedi ben piantati per terra, sia pure con lo sguardo alla luna e quindi all’immensità del cielo e della vita.

www.ilciclodeidesideri.com

https://www.facebook.com/ilciclodeidesideri

Nessun commento

Leave a reply

NaturaGiusta - Essere in Evoluzione
Logo