Ebe – il mito della Dea Semplice

È risaputo che il monte Olimpo sia la culla delle più sfaccettate e molteplici personalità, dei vizi più discutibili, delle tragedie e delle esasperazioni, di tutto quel rumore messo in scena da egoiche rappresentazioni dei più bassi istinti.
La lotta alla supremazia tiene ben occupati gli dèi, suoi abitanti.
Ciononostante, in quel marasma di tradimenti, vendette, innamoramenti, egemonie, abbandoni e molto di più, viveva una dea che rimaneva lontana dallo stile dei suoi simili.
Lei era Ebe, giovane e di bellezza sopraffina, concepita da Era, ma con disaccordi sulla sua paternità. Dea della gioventù, dea di primavera, coppiera del presunto padre Zeus.

La coppiera degli dèi era un ruolo di grande onore, solo chi meritava fiducia poteva versare ambrosia nelle coppe.
Ebe era sempre al di sopra delle parti, lei non partecipava a nessuna controversia, dissapore, o passionale clamore. Pacata, introversa, introspettiva, leggiadra e leggera a tal punto da essere spesso raffigurata trasportata da una nuvola.

Ebe, seppur bellissima, non era dea di bellezza, i suoi talenti venivano surclassati da chi faceva la voce più grossa, da chi attirava l’attenzione. In un mondo che puntava al predominio e al potere, Ebe guariva le ferite di tale brama del fratello Ares.

Ebe, dea della femminilità senza eccessi, protettrice delle donne silenziose ma non silenziate, delle donne che vengono dimenticate dalla società della performance.
In un mondo dove è importante apparire, Ebe preferisce Essere.
Là dove la corsa al successo prosegue tra gomitate e calci, Ebe cambia strada e preferisce uno sterrato all’ombra degli alberi, tra i primi fiori di primavera e l’allegro volo delle rondini.
Ciò che non fa scalpore o rumore è spesso visto come mediocre, ma chi sa sussurrare in una collettività di urlatori è un notevole ribelle.

Enrica

In copertina: Scultura di Antonio Canova (1816-17)

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ENRICA ZERBIN nasce il 1 ottobre del 1973 a Adria (Rovigo) tra campagna, mare e il delta del fiume Po. Figlia di pescatori e agricoltori i quali le hanno insegnato il rispetto per la natura, i suoi cicli e, contemporaneamente , il rispetto verso le persone.
Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo: Tu mi hai salvato la Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili, ma soprattutto una narrazione capace di sensibilizzare sull’importanza della donazione del midollo.
Tra il 2016 e 2017 vince alcuni piccoli concorsi letterari con i racconti brevi: Mister Green Hat, I racconti del Fiume e ll Signor Senza Nome, storie sul cambiamento e sull’incontro col proprio Sé. Ricercatrice e studiosa del mito greco e norreno, della simbologia di varie culture, degli archetipi, del femminile sacro e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Si interessa ai tarocchi e alle rune come strumento di indagine interiore.
Femminista attiva sulle pari opportunità, e sulla sensibilizzazione necessaria al problema della violenza.
Con questo intento ha scritto un importante articolo per l’associazione UDI di Ferrara intervistando una donna Nigeriana, per raccontare l’orrore del suo viaggio; dalla Nigeria, lungo il deserto del Ciad, l’orrore libico fino al suo arrivo in Sicilia.
A breve uscirà la sua seconda opera: “La Danza Del Seme Selvaggio”, avventurosa storia di due donne in viaggio tra boschi di montagna, con la sola guida di una mappa disegnata da una vecchia strega.
Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.
“Le storie sono ovunque. Il vento, poi, le soffia nei pensieri. Vorrei librarmi in volo per afferrarle e poterle raccontare.”

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