Meditazione Zen – Oltre la rabbia

Adesso che mi hai fatto sedere da solo davanti a questo muro brutto…cosa succede?“.

L’espressione del viso di mio nipote di 12 anni dopo che lo indussi qualche anno fa a provare la meditazione zen fu davvero divertente.
Li per li non diedi peso alla sua domanda, scontata e forse un po’ ingenua.
A distanza di mesi, durante una seduta di meditazione di gruppo, all’improvviso ebbi come un “flash back“:
gia’ ..dopo essersi seduti sullo zafu (il cuscino di meditazione)…cosa succede?

Paura, resistenza al cambiamento, lo status fisico e mentale che seppur ci accompagna per pochi minuti non ci fornisce gli appigli cui siamo abituati nella nostra vita quotidiana come il rumore, la tv, i messaggini e le notifiche sul cellulare: il silenzio, l’assenza di movimento e azione, in noi e spesso intorno a noi, un cuscino a volte scomodo su cui sedere, uno scialbo muro davanti.

E adesso, cosa succede?

Benvenuti in questo secondo spunto sulla meditazione zen nel blog di NaturaGiusta!

Avevamo iniziato ad affrontare quelli che sono gli ostacoli verso l’adozione della pratica come abitudine quotidiana.

L’attaccamento al mondo sensuale rappresenta il primo elemento su cui abbiamo, dal primo spunto, focalizzato ‘attenzione.
Una lettrice mi ha scritto chiedendomi quale sia il “giusto” atteggiamento verso il mondo sensuale e se la mia fosse una condanna verso il sesso, ad esempio.

Cari amici il “giusto” atteggiamento non esiste.  Non cercate risposte al di fuori di voi stessi!

E il mondo dei sensi rappresenta l’essenza della vita umana e animale, ma anche vegetale.
E’ stupendo.
Possiamo odorare, toccare, annusare, vedere, sentire.
Godere dei piaceri sensuali, lavorare per incrementare tale piacere.
Nulla di tutto questo e’ sbagliato per chi percorre la Via e pratica la meditazione.

Nella scuola zen di cui faccio parte, almeno il 50% dei monaci/monache Dharma Teachers sono sposati.
Se la vita coniugale e famigliare ti consente di dedicare le necessarie energie alla meditazione può essere una esperienza affettiva e relazionale molto importante nel momento in cui si guida ad esempio un gruppo di persone o ci si relaziona personalmente con un praticante.

Tuttavia per tutti noi che siamo “ricercatori spirituali” questo mondo sensoriale e soprattutto l’aspetto percettivo dovrebbero essere attenuati quando “torniamo a casa” ovvero abbracciamo la dimensione del silenzio, nella fase meditativa, e il nostro ego dovrebbe “morire“, almeno per qualche minuto.

La fase percettiva dei sensi, riconducibile al nostro “io“, centro dei pensieri, dei concetti e delle emozioni, dovrebbe quindi lentamente smorzarsi, come la candela che accendiamo e il cui calore ci accompagna nella seduta di meditazione.
I sensi quelli non spariscono: e’ la fase percettiva che va ad essere molto labile, liberando quantità enormi di energia, normalmente rivolta all’esterno.

Qualcuno scrisse “pensieri senza pensatore” ma io preferisco “osservazioni senza osservatore“, in un contesto di semplicità rispetto alla nostra vita quotidiana…che continua e in cui i concetti, i pensieri sono fattori utilissimi.

Vi e’ poi un secondo ostacolo che ci impedisce di trarre dalla nostra pratica di meditazione una “utilità‘” immediata. Si lo so, qualcuno più esperto di buddhismo e meditazione mi criticherà perché ho usato il termine “utilità'”: si critica spesso l'”utilitarismo” occidentale applicato alle pratiche di origine orientale.
Non mi importa molto, lo lascio a respirare tra il suo idealismo e il suo romanticismo “all’orientale” che spesso tanto attraggono per qualche tempo i cultori della “new age” contemporanea…..

Dunque quale e’ un altro ostacolo?

E’ il sentimento di rabbia, insoddisfazione che quasi ogni giorno, per piccole o grandi cose della vita, coltiviamo dentro di noi.

In realtà le motivazioni più nascoste sono anche in questo caso riconducibili al nostro “io”, a quel centro ipotetico (che esiste solo perché ci hanno detto cosi da millenni…) cui dobbiamo la nascita di aspettative, idee e pensieri.

Possiamo anche ricordare che l’errore consiste nell’aspettativa che nutriamo su come devono andare le cose nella nostra vita e nella società in cui viviamo….e focalizzarci su questo aspetto.

Ma non andiamo al nocciolo…

Il centro della questione e’ lui, il nostro ego.

Se lo osservo, il mio ego, il mio io, già così allenta la “presa” sulla mia vita…..

Hae Myong

Hae Myong
Inizia a studiare da autodidatta il Taoismo cinese nel 2004 e presto si avvicina allo studio della cultura zen e buddhista.
Nel 2006 inizia a praticare presso l’Associazione “Bodhidharma” di Lerici del monaco buddhista Tae Hye Sunim, di ordinazione coreana e birmana, una sorta di pratica che accoglie aspetti della tradizione Theravada e della tradizione Mahayana del Buddhismo.

Per alcuni anni guida anche le pratiche del gruppo genovese di tale comunita’ religiosa presso i locali dell’Associazione “UnSoloCielo” in via San Lorenzo a Genova.

Nel 2009 riceve a Seoul dal monaco Tae Hye Sunim i cinque precetti Buddhisti e assume il nome di Dharma di Mu Mun.

Nel 2009 risiede per alcune settimane in Corea presso i principali templi dell’Ordine Jogye. Nel 2010 e 2012 visita alcuni templi in Thailandia.

Nel 2014 inizia a studiare presso l’Institute for Buddhist Studies USA (IBS) dell’Ordine coreano zeb Taego-jong affiliato con Dong Bang College of Korea.

Nel 2015 partecipa ad alcuni ritiri spirituali organizzati dall’Ordine Taego in USA.

Nel 2016 riceve il diploma dall’IBS dopo aver terminato i due anni di studi ed aver superato tutti gli esami e la tesi finale.

Nel 2017 riceve i precetti del Bodhisattva presso l’Associazione Bodhidharma in Lerici.

Nel 2018 viene ordinato in Polonia Dharma Teacher dall’Ordine Taego-jong e riceve il nome di Dharma di Reverendo Hae Myong.

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