Lo Sviluppo della cultura Vedanta
Continuiamo con questo articolo il viaggio verso un Buddhismo scevro da illusioni: siamo nell’India che ha preceduto la nascita del principe Siddharta.
Le tribù ariane occuparono presto le ricche valli vicine ai fiumi Gange e Yamuna.
Incontrarono molti villaggi formati da piccole comunità capeggiate da leaders religiosi, una sorta di preti locali.
La cultura dei Veda si espandeva di decennio in decennio e gli ariani iniziarono a raccogliere dei commentari intorno al 1000 – 800 a.c.: furono creati Samu Veda, Yajur Veda e Atharva Veda.
Furono stabiliti precisi criteri e requisiti per diventare prete e maestro di funzioni religiose: i preti assunsero il nome di Brahamini e un potere sempre crescente, trasmesso ai propri discendenti.
Nell’era definita “Brahmana” gli ariani incorporarono il famoso sistema sociale delle caste, in realtà già presente in modo poco ufficiale, all’interno del sistema legale di regole e norme che disciplinavano la società.
Il sistema fu ben accettato dai Brahamini in quanto, proprio come accade oggi ed è sempre accaduto in qualsiasi religione, buddhismo incluso, erano ben felici di conservare potere e prestigio sui seguaci fedeli e sulla popolazione in genere.
Il sistema delle caste consentiva agli ariani di affermare una sorta di supremazia della razza e meglio sottomettere le popolazioni indigene Dravidas e Mundas: iniziò la famigerata classificazione degli esseri umani in base ad elementi superficiali e genetici quale il colore della pelle.
Il sistema prevedeva quattro caste: i Brahamini (sacerdoti), i nobili, i comuni cittadini e gli schiavi.
Secondo recenti studiosi tra i sacerdoti potevano collocarsi sia ariani che i nativi indiani e non solo puri ariani come si riteneva sino a qualche anno fa.
Anche tra i nobili pare fosse concesso questo mix di razze mentre i comuni cittadini e gli schiavi erano quasi esclusivamente nativi indiani.
La cosa importante da ricordare è che i sacerdoti consideravano non solo normale questo sistema ma anche di inspirazione divina: un obbrobrio se pensato ai giorni nostri.
Ma siamo sicuri che le elite religiose attuali, di qualsiasi religione, non perpetuino simili atteggiamenti di violenza, magari solo in forme più velate e di cui si ha meno consapevolezza generale?
LE UPANISHAD
Intorno all’800 a.c. questo sistema sociale e culturale inizia a vacillare grazie ad esponenti religiosi che cominciano a criticare il potere religioso, la centralità dei rituali religiosi e tutto il sistema ad esso connesso.
Si sviluppano differenti pensieri filosofici sulla base degli stessi Veda usati dai Brahmini ma molto differenti dal pensiero dominante: come sempre accade la filosofia aperta, democratica, autocritica, ha un potere dirompente sul passato e sul conservatorismo ma non viene ben vista dai detentori del potere.
Inizia un’era definita delle filosofie “Upanishad”, un’era con meno dogmi e maggiore pluralità di pensiero e anche di pratica religiosa.
All’inizio questa spinta e la diffusione di questo pensiero furono ostacolati, soprattutto dalla casta dei sacerdoti: accadde che le filosofie delle Upanishad si dovettero trasmettere segretamente.
La filosofia Upanishad abbracciò tre periodi storici: il primo tra 800 e 500 a.c., il secondo 500 – 200 a.c. e il terzo intorno al 200 avanti cristo per poi svilupparsi successivamente.
Le Upanishad affermarono che Brahma fu l’origine dell’universo e che le anime (Atman) di tutti gli esseri senzienti sono uguali e composte della stessa natura di Brahma.
Quindi, rispetto all’insegnamento tradizionale dei Vedas brahminici la visione diviene molto diversa e molto più vicina ai principi delle filosofie successivamente sviluppatasi in Asia come quella buddhista o taoista!
Nelle Upanishad troviamo gli embrioni di concetti come il Karma o come la considerazione olistica dell’universo ma anche concetti come la necessaria consapevolezza della sofferenza.
Una sofferenza superabile attraverso un processo di liberazione e ricongiunzione metafisica con il Tutto, l’energia che permea l’universo e la natura delle cose.
Con le Upanishad compare anche il concetto di Samsara e delle cause (origini) dello stesso Samsara: l’attaccamento degli esseri umani alla vita stessa e la sofferenza da essi provata che, attraverso una concatenazione di fattori, al tempo stesso causa ed effetto di loro stessi, alimentano e implementano il Samsara.
La strada verso la coltivazione della liberazione dalla sofferenza inizia quindi ad essere tracciata…
Hae Myong
Hae Myong Per alcuni anni guida anche le pratiche del gruppo genovese di tale comunita’ religiosa presso i locali dell’Associazione “UnSoloCielo” in via San Lorenzo a Genova. Nel 2009 riceve a Seoul dal monaco Tae Hye Sunim i cinque precetti Buddhisti e assume il nome di Dharma di Mu Mun. Nel 2009 risiede per alcune settimane in Corea presso i principali templi dell’Ordine Jogye. Nel 2010 e 2012 visita alcuni templi in Thailandia. Nel 2014 inizia a studiare presso l’Institute for Buddhist Studies USA (IBS) dell’Ordine coreano zen Taego-jong affiliato con Dong Bang College of Korea. Nel 2015 partecipa ad alcuni ritiri spirituali organizzati dall’Ordine Taego in USA. Nel 2016 riceve il diploma dall’IBS dopo aver terminato i due anni di studi ed aver superato tutti gli esami e la tesi finale. Nel 2017 riceve i precetti del Bodhisattva presso l’Associazione Bodhidharma in Lerici. Nel 2018 viene ordinato in Polonia Dharma Teacher dall’Ordine Taego-jong e riceve il nome di Dharma di Reverendo Hae Myong. La mia pagina facebook
Inizia a studiare da autodidatta il Taoismo cinese nel 2004 e presto si avvicina allo studio della cultura zen e buddhista.
Nel 2006 inizia a praticare presso l’Associazione “Bodhidharma” di Lerici del monaco buddhista Tae Hye Sunim, di ordinazione coreana e birmana, una sorta di pratica che accoglie aspetti della tradizione Theravada e della tradizione Mahayana del Buddhismo.