La Runa Laguz

La Runa Laguz è l’acqua in tutte le sue forme e in tutti i suoi significati, è l’abisso e la profondità dei mari, è quella goccia che buca la pietra, è il torrente di montagna vivace e trasparente che corre per incontrare la valle e diventare forse un fiume, è il lago e tutti i suoi misteri, ed è lo stagno e il putridume della procrastinazione.

Sono le lacrime, il tuo sangue, il tuo sistema linfatico, Laguz sei tu per l’80% del tuo corpo.

“Laguz ci sussurra questo segreto: guardate il relitto per quello che è, immortalate il presente stato delle cose con una macchina fotografica, e casomai fate come gli antichi cantastorie che narrano leggende straordinarie di eroi ed eroine, i quali con coraggio hanno affrontato feroci creature marine e ne sono usciti vincitori. Portate questa storia davanti al vostro amore, che sia un innamorato o la vita stessa.”
Il Fuoco di Berkana, Enrica Zerbin

Il mito associato a Laguz sono tutte le creature dell’acqua, ma è delle Nereidi che ti voglio parlare in particolare, perché secondo i miei studi sono le creature mitologiche che meglio spiegano questa Runa.

Immagina di essere Efesto che viene buttato giù dal Monte Olimpo dalla sua stessa madre, la dea Era, e finisce nella profondità del suo oceano, e quindi nel suo inconscio.

In questo luogo misterioso, e probabilmente anche spaventoso, viene aiutato dalle Nereidi, in particolare dalla Nereide Tefi e l’Oceanina Eurinome dea dei prati e dei pascoli d’acqua.

Ritorna a sentirti Efesto, pensa al dolore e all’umiliazione, quante volte sarà capitato nella vita di essere buttati a forza fuori da quelle situazioni e da quei luoghi che pensavamo sicuri e familiari.

E quante volte a causa di questo abbiamo dovuto immergerci nelle nostre profondità, non tanto perché fossimo pronti ad entrare in queste profondità, diciamo che ci siamo entrati per forza di cose, perché la vita ha ritenuto che fosse il momento giusto per farlo.

Siamo sprofondati in queste acque buie popolate da creature terrificanti che ci ghermivano e ci terrorizzavano. E quando ci siamo rassegnati a questo infero ci siamo accorti che le creature spaventose che abitavano quel luogo buio, vuoto, abissale, erano prodotte dalle nostre paure.

Ed ecco che, appena abbiamo decretato la nostra resa, ci siamo accorti del meraviglioso silenzio di quel luogo.

Un silenzio che non è assenza di rumore, perché la mente ha continuato imperterrita con tutte le sue proiezioni e tutte quelle voci che non riconoscevamo più come nostre, ed una ad una le abbiamo stanate tutte, forse c’erano i genitori, qualche antenato, la storia familiare, il luogo in cui siamo cresciuti, le relazioni che abbiamo avuto, gli insegnanti, gli amici, i colleghi di lavoro, la lista potrebbe essere davvero lunga.

Quindi, quel luogo non era assenza di rumore, era il silenzio che accadeva malgrado il rumore e ci siamo accorti che era la cosa più bella mai sperimentata.

Ed ecco arrivare le creature delle profondità, bellissime figure femminili, perché nell’oceano abissale dell’inconscio vivono creature femminili di una bellezza senza pari.

Un femminile materno, accudente, nutriente e salvifico, quello stesso femminile che all’inizio sembrava un mostro spaventoso. Solo perché arrenderci ci sembra una catastrofe, perché ci hanno fatto credere che nelle nostre profondità ci siano segreti terribili, mostri spaventosi, e le nefandezze più abominevoli del genere umano; invece, se ci si arrende alle profondità emergono sempre le nostre Madri.

Madri che ci accolgono anche se ci sentiamo immeritevoli e bruttissimi e ci spingono a vedere chi siamo realmente, e a fare esperienza dei nostri talenti.

Ed ecco che Tefi ed Eurinome accompagnano Efesto all’interno del vulcano dove lui può finalmente esprimere se stesso e diventa il Fabbro degli Dèi.

E le creature spaventose diventano i suoi aiutanti, gli stessi Ciclopi considerati mostri senza pietà, si mettono al servizio di Efesto, ed è anche grazie a loro che la Fucina Alchemica del Dio della Creatività può essere sempre operativa.

Allora che cos’è Laguz?
Laguz sei tu totalmente, se non ti sei ancora arresa probabilmente il gonfiore è presente nel tuo corpo, forse nelle caviglie o nelle borse sotto gli occhi, o in una ritenzione idrica diffusa.

Non temere, entra nelle tue profondità, arrenditi e incontra le tue tante Madri, loro sapranno condurti da te stessa.

Permetti alle tue acque di fluire, non c’è niente da trattenere, non c’è niente da temere, lascia che le tue Madri interiori si prendano cura di te.

Con amore
Enrica

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Il Fuoco di Berkana

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ENRICA ZERBIN, nata e cresciuta tra campagna, fiume e mare, dove ha scoperto la magia dei cicli lunari e appreso l’uso delle erbe medicamentose delle campagne, insieme agli antichi rituali legati alla Dea e agli elementi; eredità delle sue antenate.
Ricercatrice e studiosa di miti e leggende (con particolare interesse per l’antica saggezza nordica), della simbologia di varie culture, degli archetipi, del Sacro Femminile e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Iniziata alle Rune tramite l’Elemento Acqua; aiuta con questo importante strumento a svolgere un profondo lavoro di lettura dell’ombra e delle memorie nascoste.

Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo, Tu Mi Hai Salvato La Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili e bizzarre sincronicità.
Nel 2019 esce il suo secondo libro, La Danza Del Seme Selvaggio, rocambolesco viaggio di due donne non più giovanissime che si trovano, loro malgrado, a dover stravolgere la loro vita e a lasciare la famigerata zona comfort.
Un iniziale dramma si trasforma, per Anthea e Miriam, in una straordinaria avventura tra i sentieri alpini, con la sola guida di una mappa disegnata da una misteriosa vecchia guaritrice.

Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico, per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.

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