Il Cormorano Nero

In un paese dove l’aria profuma di mare, il rosmarino nasce e prospera, le case son scrostate dall’umidità dell’aria salmastra e dal vento che mai si placa; viveva una donna assai anziana di nero vestita.

I suoi occhi non avevano mai visto i monti o le grandi città, e i suoi capelli bianchi avevano lo stesso odore del mare e la sua pelle, scura e rugosa, profumava di Maestrale.
In quel piccolo borgo era temuta come si teme Dio, e i pochi abitanti non incrociavano mai il suo sguardo, tranne una bambina, l’adorata nipotina che arrivava, tutte le estati, dalla città per stare con lei.
La bambina s’incantava a osservarla, e sussurrava alla nonnina che i paesani non la guardavano per invidia della sua accecante bellezza, facendo ridere la vecchina fino a farle sobbalzare la pancia e il seno abbondante.
Insieme camminavano lungo le spiagge più nascoste, e gli scorci di lagune e insenature che raggiungevano a piedi, o con una barchetta di legno, lungo verdeggianti sentieri tra canneti e alti tamerici in fiore dal profumo dolce e fresco.

Ma era nei giorni di Maestrale che, di buon mattino, salivano l’alto pontile del porto e, insieme ai cormorani aprivano le braccia, e costoro le ali, e si lasciavano sferzare dal vento.
Il freddo soffio portava loro profumi lontani, messaggi di genti dagli occhi chiari e cime antiche di grande saggezza.
Nonna a quel punto le raccontava sempre la stessa storia, e mai la piccina si stancava di sentirla, e con gli occhi sgranati di meraviglia ascoltava quella speciale novella:

Il Cormorano Nero, il più grande e imponente fra i cormorani, fu il primo ad aprire le ali al Maestrale, il vento lo vide e rimase affascinato da quel grande uccello dalle ali nere come la paura. Così, lo fece alzare in volo e lo condusse con sé, tra terre sconosciute e mari immensi.
Il Maestrale gli insegnò la meraviglia della conoscenza e il segreto dei venti e le sue correnti.
Il Cormorano Nero tornò molto tempo dopo, le sue piume brillavano come Ematite nera e la sua apertura alare misurava come le braccia di un uomo robusto.
La costanza e l’umiltà gli avevano permesso di essere rispettato dai venti, i quali cominciarono ad agevolare il volo di tutti i cormorani.
Da quel giorno i grandi uccelli neri aprirono sempre le ali al Maestrale per onorare la sua presenza, assorbendo nelle piume e nella memoria odori e immagini di terre lontane e immensi mari.

E per finire, la vecchina asseriva: i cormorani sono la dimostrazione che, un lavoro ben fatto ha bisogno di costanza e umiltà, non importa quali difficoltà la vita ti metta davanti; apri le braccia al vento e raccogli le sue storie.
Onora il tuo corpo che sia pesante o leggero, e trova nelle difficoltà la corrente ascensionale propizia per volare più in alto.

Enrica

Scopri il mio libro: “Tu mi hai salvato la vita”

Scopri il mio libro

ENRICA ZERBIN nasce il 1 ottobre del 1973 a Adria (Rovigo) tra campagna, mare e il delta del fiume Po. Figlia di pescatori e agricoltori i quali le hanno insegnato il rispetto per la natura, i suoi cicli e, contemporaneamente , il rispetto verso le persone.
Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo: Tu mi hai salvato la Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili, ma soprattutto una narrazione capace di sensibilizzare sull’importanza della donazione del midollo.
Tra il 2016 e 2017 vince alcuni piccoli concorsi letterari con i racconti brevi: Mister Green Hat, I racconti del Fiume e ll Signor Senza Nome, storie sul cambiamento e sull’incontro col proprio Sé. Ricercatrice e studiosa del mito greco e norreno, della simbologia di varie culture, degli archetipi, del femminile sacro e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Si interessa ai tarocchi e alle rune come strumento di indagine interiore.
Femminista attiva sulle pari opportunità, e sulla sensibilizzazione necessaria al problema della violenza.
Con questo intento ha scritto un importante articolo per l’associazione UDI di Ferrara intervistando una donna Nigeriana, per raccontare l’orrore del suo viaggio; dalla Nigeria, lungo il deserto del Ciad, l’orrore libico fino al suo arrivo in Sicilia.
A breve uscirà la sua seconda opera: “La Danza Del Seme Selvaggio”, avventurosa storia di due donne in viaggio tra boschi di montagna, con la sola guida di una mappa disegnata da una vecchia strega.
Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.
“Le storie sono ovunque. Il vento, poi, le soffia nei pensieri. Vorrei librarmi in volo per afferrarle e poterle raccontare.”

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