“Non me lo merito” e la ferita da ingiustizia…

Non ti senti davvero apprezzato?
Pensi di non ricevere quanto meriti?
Tendi a non rispettare i tuoi limiti ed a essere molto perfezionista?
La persona con ferita da ingiustizia è spesso seria e pensierosa.
Fa fatica a divertirsi perché è troppo preoccupata prima del dovere, di portare a termine i propri impegni o di come potrebbe fare meglio ciò che sta facendo. Difficilmente invita persone a cena perché è sempre occupata con la sua attività professionale.
La storia di questa ferita inizia nell’infanzia ed è vissuta, come la ferita da rifiuto, con il genitore dello stesso sesso. Il bambino/a percepisce il genitore dello stesso sesso freddo, ipercritico, severo, scarsamente tollerante nei suoi confronti, poco connesso alle emozioni e incapace di esprimerle.

Fin da piccolo queste personalità si percepiscono apprezzate più per ciò che fanno che per ciò che sono, anche se ciò non è necessariamente sempre vero. Diventano così molto efficienti, efficaci ed imparano presto a fare da sè.

La maschera che si crea è quella della rigidità. Il rigido cerca sempre l’esattezza e la giustizia ad ogni costo. Vuole essere sicuro di meritare quanto riceve dato che il merito è molto importante per lui/lei. Se riceve tanto, senza aver lavorato molto, può non credere di meritarlo.

Alcune persone, particolarmente caratterizzate da ferita da ingiustizia, ritengono di dover essere straordinarie per ricevere una ricompensa e quindi preferiscono ricevere poco o nulla (le ferite emotive influenzano il rapporto con il denaro).

Per la personalità rigida può essere molto difficile rilassarsi, pena il sentirsi colpevole.
Credono che sia degno solo chi fa qualcosa di concreto. Da piccolo/a può aver appreso che chi non fa qualcosa non è nel giusto e quindi diventa un adulto sempre operativo. Facile immaginare come queste persone si possano ritrovare esauste.
Possono provare invidia per coloro che, secondo il loro giudizio, fanno ‘poco’ e ottengono molto.

Il bambino, sin da piccolo, trova ingiusto non potersi esprimere pienamente e non poter integrare bene la propria identità. Spesso, come per la ferita da rifiuto, il genitore in questione (o anche entrambi) soffre della medesima ferita da ingiustizia.

La reazione di fronte a questo sgradevole vissuto è quella di tagliare i ponti con il proprio sentire, illudendosi di proteggersi, creando una maschera in apparenza fredda, e nascondendo a se stesso e agli altri quello che si prova davvero. Spesso le persone con questa ferita non sono molto consapevoli delle proprie emozioni e preferiscono non sentirle.

La persona con ferita da ingiustizia preferisce solitamente un lavoro autonomo, in cui gestisce da sè i propri tempi. E’ molto brava a tenere sotto controllo tutto ciò che è necessario per far andare avanti un progetto lavorativo. E’ precisa, dettagliata e mette passione in tutto ciò che fa. Nel caso sia un lavoratore dipendente preferisce avere autonomia gestionale.

Se si trovano in posizione di leadership, adotteranno uno stile discreto, che tiene conto delle necessita di tutti, creando un ambiente lavorativo armonioso. Amano essere riconosciuti per ciò che fanno.
Se gradualmente si supera la ferita, e la paura di sbagliare, il rigido può scoprire di essere propenso al successo e capace di abbondanti guadagni
Le ferite hanno in sè delle risorse preziose che una volta comprese, ed utilizzate, possono alzare la qualità della vita di se stessi e di chi sta intorno.
Antonella

Antonella Consoli

Sono Antonella Consoli, mi occupo di consapevolezza e benessere psicocorporeo.
In particolare, mi piace parlare e scrivere riguardo a: relazioni, femminile e maschile, coppia, rapporti individuo società, femminile sacro, erotismo.
Ho una formazione  sia accademica che olistica.
Oltre ad essere psicologa, sono operatice di Biodanza e Moon Mother.
Pratico quotidianamente la meditazione e il reiki.

Studio Psicologico Catania e Mascalucia
tel. 3465788897

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