“Non me lo merito” e la ferita da ingiustizia…
Pensi di non ricevere quanto meriti?
Tendi a non rispettare i tuoi limiti ed a essere molto perfezionista?
Fa fatica a divertirsi perché è troppo preoccupata prima del dovere, di portare a termine i propri impegni o di come potrebbe fare meglio ciò che sta facendo. Difficilmente invita persone a cena perché è sempre occupata con la sua attività professionale.
Fin da piccolo queste personalità si percepiscono apprezzate più per ciò che fanno che per ciò che sono, anche se ciò non è necessariamente sempre vero. Diventano così molto efficienti, efficaci ed imparano presto a fare da sè.
Alcune persone, particolarmente caratterizzate da ferita da ingiustizia, ritengono di dover essere straordinarie per ricevere una ricompensa e quindi preferiscono ricevere poco o nulla (le ferite emotive influenzano il rapporto con il denaro).
Credono che sia degno solo chi fa qualcosa di concreto. Da piccolo/a può aver appreso che chi non fa qualcosa non è nel giusto e quindi diventa un adulto sempre operativo. Facile immaginare come queste persone si possano ritrovare esauste.
Il bambino, sin da piccolo, trova ingiusto non potersi esprimere pienamente e non poter integrare bene la propria identità. Spesso, come per la ferita da rifiuto, il genitore in questione (o anche entrambi) soffre della medesima ferita da ingiustizia.
La reazione di fronte a questo sgradevole vissuto è quella di tagliare i ponti con il proprio sentire, illudendosi di proteggersi, creando una maschera in apparenza fredda, e nascondendo a se stesso e agli altri quello che si prova davvero. Spesso le persone con questa ferita non sono molto consapevoli delle proprie emozioni e preferiscono non sentirle.
La persona con ferita da ingiustizia preferisce solitamente un lavoro autonomo, in cui gestisce da sè i propri tempi. E’ molto brava a tenere sotto controllo tutto ciò che è necessario per far andare avanti un progetto lavorativo. E’ precisa, dettagliata e mette passione in tutto ciò che fa. Nel caso sia un lavoratore dipendente preferisce avere autonomia gestionale.
Sono Antonella Consoli, mi occupo di consapevolezza e benessere psicocorporeo.
In particolare, mi piace parlare e scrivere riguardo a: relazioni, femminile e maschile, coppia, rapporti individuo società, femminile sacro, erotismo.
Ho una formazione sia accademica che olistica.
Oltre ad essere psicologa, sono operatice di Biodanza e Moon Mother.
Pratico quotidianamente la meditazione e il reiki.