La Donna che incarna Atena

Vi sono innumerevoli modi per scrivere di “femminile”: prosa, poesia, cronaca e narrativa sono ottime forme o canali, atti a contenere o veicolare frammenti e porzioni di un universo complesso chiamato Donna.

Lo strumento del mito, inteso come “racconto di gesta” in cui accade qualcosa ad opera di qualcuno per la prima volta, origina un modello primordiale e comportamentale chiamato archetipo.
L’archetipo è inconsapevolmente destinato a rivestire un’istanza interiore, plasmandosi in una forma di pensiero innata ed eterna, sia perché ha origini antiche quanto il mondo, sia perché è impregnato di “deità”: sono gli dei, gli immortali, che muovendosi nel mito danno vita agli archetipi.

Vediamone insieme l’esempio fornito dalla celeberrima “figura del mito” (citando Hillman)
di Atena, una fra le più onorate divinità femminili del pantheon greco, protettrice della polis Atene che fondò insieme a Poseidone.

A quale tipologia di donna è possibile accostarla e quali caratteristiche specifiche vivono in
lei?

La donna-dea Atena si presenta indipendente e svincolata da qualsiasi tipo di legame che possa costituire un bisogno, predilige rapporti paritari e fondati su disinteressata reciprocità; tale scelta si basa su un particolare aspetto connaturato di “verginità” da intendersi come capacità di bastare a sé stessa e di esercitare la propria volontà.

Come dea vergine, perciò giovane, le si attribuisce la stagione primaverile, tutto ciò che concerne la creazione (dea bianca) e la rinascita.
La donna che incarna Atena è filosofa e studiosa, ha tratti intellettuali: nel mito si narra della sua prodigiosa nascita: vestita e armata di tutto punto, dalla fronte del padre Zeus (dea della sapienza).

Si accompagnata alla civetta, animale-simbolo che le dona la vista notturna e intuitiva, interiore ed istintiva (dea glaucòpide, dallo sguardo lucente… il terzo occhio?).

È portatrice di un femminile fiero ed agguerrito, senza paura (dea guerriera che scende in
battaglia) e senza macchia (dea della giustizia).
E’ anche stratega che conduce diatribe verbali a proprio vantaggio (partorita e sviluppata dal logos, il pensiero) pur con una certa dose di prudenza (figlia di Metis, la prudenza).

La donna-Atena potrebbe essere cresciuta in fretta scavalcando l’infanzia per mancate cure materne e, qualora fosse madre a propria volta, potrebbe faticare nel dispensare amorevolezza, tuttavia il recupero di una dimensione femminile accudente le è accessibile quale dea delle arti muliebri quali la tessitura e la filatura.

L’aspetto forse più affascinante è quello della donna magica, le cui percezioni sfiorano la premonizione: dea dal magico scudo o ègida, a volte sostituito da una tempestosa nube dalla quale scaturisce la folgore, simboleggiante l’intuizione o il lampo di genio.

Miria

Miria Tondi

Donna di luce e d’ombra, sono studiosa e ricercatrice del sé, del simbolismo, degli archetipi e delle arti magiche da 25 anni.

Leggo i Tarocchi, il Tema Natale Astrologico e altri tipi di carte decodificandone il linguaggio arcano e sollevando il velo sul sapere ancestrale contenuto in queste discipline.

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