Chi si accontenta muore

Non ho voglia di lavorare su di me, intanto poi passa lo stesso.

Se non tocchiamo il fondo, quasi sempre lasciamo perdere. C’è sempre un giorno dopo con gli impegni di sempre, qualcosa da fare, dove le energie si ricaricano un po’. E così ricominciamo, aggiustate leggermente, stiamo un po’ meglio… chi si accontenta muore… è uno dei miei motti di sempre.

E forse va bene anche così. Ci sono saggezze nascoste in certi nostri lasciar perdere. Tante cose si aggiustano da sole, senza accanimento.

In altri casi, no. Il tempo non aggiusta. Acuisce.
In quei casi abbiamo imparato come si fa a farlo passare lo stesso, abbastanza bene: ingoiamo insoddisfazione, sbottiamo ogni tanto un po’, quando proprio è più forte di noi, mettiamo da parte, in quel grande cassetto misto del “forse lo farò un giorno – ma chi mi credo di essere”, e andiamo avanti. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno. Per quieto vivere, per abitudine, per mancanza di speranza.Sentendoci eterne. Chi non si sente così, del resto? L’idea della morte la concepiamo, ma credo che in ognuna di noi abiti un senso di tempo eterno che fa sì che possiamo procrastinare ancora e ancora il prenderci in mano e per mano, per mettere in sesto le nostre vite. Siamo bravissime ad abbassare la schiena, gli occhi e a chiudere il cuore, senza farlo troppo vedere. Siamo bravissime a circondarci di persone che non fanno troppo caso a noi, e noi a sgattaiolare tra labirinti di qualche insoddisfazione e tanto mascheramento.

Una delle lotte che più ci blocca e tiene in pugno è tra il crederci e non crederci.

Credere di poter vivere una vita migliore, felice, in accordo e sintonia con chi noi sappiamo di essere in profondità ( e sentirlo veramente ) e il non credere che questo sia praticabile, possibile, realizzabile in concreto. Non per noi almeno, sì forse lo è se… per altri sì, ma non per me…

Oscilliamo come pendoli, come è normale del resto.
Siamo esseri problematici, sensibili e insicuri, bersagliati da venti ed energie di tanti tipi. Sperare di non passare attraverso questa lotta è un’utopia, infantile.

Sperare di non vivere dubbio, incertezza e buio, folle. Crescere credo sia proprio anche questo: assumere la consapevolezza che nulla è semplice e lineare. Che le relazioni sono complesse, anche quella con noi stesse. Che la vita è mistero in parte. E che il disegno lo possiamo vedere soltanto quando ci alziamo sopra di noi. E che ci sono giornate con energie leggere e giornate in cui tutto è scuro, profondamente scuro.

Che cosa stai aspettando per sceglierti?
Che decida qualcun altro al tuo posto…?

A chi hai ceduto il potere di te?
Chi dovrebbe crederci al tuo posto?

Chi dovrebbe darti il permesso?

Credo che questa sia la domanda più potente e vera. Sotto sotto dentro di noi aspettiamo ancora che qualcuno ci dica che va bene, che possiamo, che ne abbiamo il diritto, di stare BENE.

Chi ha vissuto buio e luce arriva ad un certo punto in cui comprende e smette di farsi la guerra. E accetta di essere un essere contraddittorio. Si dà finalmente tregua, smette di cercare forsennatamente risposte, e molla la presa.

Sono momenti di benedizione quelli, da custodire gelosamente, e mettere nello scrigno della memoria, da andare a riprendere già il giorno dopo magari, quando si rifarà sentire pesante quel tormento, quelle domande, quell’ansia di capire, capire e risolvere. Soltanto a partire da questi momenti di grazia possiamo trovare la nostra risposta e la nostra scelta. Scelta che si fa strada in noi come una luce che emerge dalla nebbia e possiamo iniziare a domandarci che cosa vogliamo per noi stesse.

Stando dentro una terza terra, che non è quella del dilemma di prima.

E’ una terra dove non vivono i sensi di colpa, non vive la paura delle conseguenze delle scelte, non vive la paura dell’abbandono e del domani. E c’è un chi se ne frega se… non ho il permesso, se non me lo merito, se non sono degna, se…

Perchè è una terra oltre. Oltre tutto questo, al di là. Un altro linguaggio al quale non importa se ci credi o meno. Perché è una terra dove si fa. E basta. Non importa se credere o meno di meritarsi una vita migliore. In questa terra le contraddizioni sono oltrepassate, si accetta, e si dà per scontato di meritarlo e si fa di tutto per viverlo. Si vive l’oggi per quello che c’è. Con tutti i sentimenti e le emozioni che scorribandano.
E li si lasciano abitare. In questa terra terza la domanda giusta è altra, oggi, qui, ora. Quale strada è possibile per me oggi? Sapendo già che la strada c’è ed è percorribile.

Nella terra terza abita un altro sentimento, quello del passo indietro consapevole, della tregua, della dolce resa e della scelta calma: di prendersi per mano secondo i propri tempi autentici, non quelli dettati da idee esterne di come dovrebbe essere o da aspettative altrui. Già in tutto questo oggi c’è tutto quello che è necessario. Qua ora, in questa ora qua. Così si costruisce la nostra eternità. Così le risposte arrivano anche a quel dilemma che ci attanaglia: crederci o non crederci. Darsi il permesso o meno di una vita migliore. Qui il permesso già c’è. Ed è possibile.
In questa ora puoi costruire la tua scelta. Cambiare direzione, se vuoi, e cercare di ottenere tutti gli strumenti possibili per te. In questa terra salti la procrastinazione, e agisci, per te e con te. Per il tuo valore e la tua gioia.

Roberta

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Mi chiamo Roberta Bailo e sono un wild coach.
Sono laureata in filosofia, ho un dottorato di ricerca in bioetica e due master in counseling e coaching gestaltico.

Da più di 15 anni, con il counseling e il coaching, aiuto le persone a migliorare le loro vite, integrando gli strumenti di entrambi: ascolto attivo e direttività (il mio maschile e il mio femminile).

Da sempre la mia passione è la ricerca e la difesa dei diritti delle persone, che nella mia vita ho manifestato in diversi modi, tra cui anche nel mio lavoro di oggi.

Con il coaching, ti aiuto a raggiungere quello che è importante per te, grazie sia a incontri individuali sia a percorsi di coaching online, creati da me su temi fondamentali, quali il potere personale e il femminile.

Mi definisco un wildcoach, perché non amo le etichette e le categorizzazioni, niente life, sex, ecc. coach, quindi, anche se tratto tutti questi temi.

Perché wild? Sono una ribelle e un’anticonformista. Ti aiuto a liberarti da tutti quei condizionamenti familiari, sociali, culturali e interiori che ti bloccano nella manifestazione di te stessa per quella che sei, in profondità e autenticità.

Aiuto infatti prevalentemente le donne:
che vogliono scoprire come portare nelle loro vite i loro talenti e che vogliono vivere una vita in accordo con la propria anima e in autenticità
– che hanno bisogno di ricominciare, di dare maggiore valore a se stesse, di rimettere in sesto le loro vite e di riprendersi quel potere personale che non sentono di avere, perché nascosto da relazioni affettive castranti o da dipendenze.

Ti aiuto a liberarti da condizionamenti mentali, da copioni di vita castranti, da sensazioni di inadeguatezza, da legami affettivi con giudizio, sensi di colpa e ricatti, da paure di abbandono e di non essere amabile.

Credo profondamente che emozioni, sentimenti e sogni abbiano diritto di cittadinanza nelle nostre vite, che si possa scegliere, senza giudizio o sensi di colpa, e ci si possa dare il permesso di vivere per chi si è, ed essere felici.

Se vuoi scoprire di più su di me, visita il mio sito completamente rinnovato: www.robertabailo.com

Nel mio sito potrai ricevere i miei regali TI REGALO : potrai scaricare un percorso gratuito di sette giorni, sul potere personale, liberamente ispirato al mio libro omonimo: “Potente come un canto. Libera il tuo potere – Scegli te stessa” e “Le 5 domande wild per potenziare il tuo femminile“.

Pagina facebook : Roberta Bailo wildcoach

Sito: www.robertabailo.com

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