A Scuola di Dharma

Nel 2018 e nel 2019 ho avuto il piacere di collaborare ad una ricerca condotta dall’Università nazionale irlandese Maynooth di Kildare, tramite il dottor John O’ Laoidh.
Sono stato al centro di due interviste, di circa 1 ora ciascuna e ne ho ricavato del materiale che reputo molto interessante.

L’argomento della ricerca, finanziata dall’Università, era la pedagogia e la didattica del Dharma nella scuola Son, al di fuori dei confini originari della Corea, con riferimento particolare all’Europa.

Il focus è stato poi particolare: il rapporto tra il genere femminile e maschile nel contesto pedagogico e didattico.

Inutile dire che l’argomento, da insegnante di Dharma anarchico, come sono, ha da subito colto il mio estremo interesse, in quanto il maschilismo dilagante in tutte le tradizione buddhiste è uno degli aspetti che più critico e su cui auspico una “rivoluzione” che non sia solo di facciata ma concreta e reale, a partire dalla revisione di alcuni dei precetti stabiliti sin dall’inizio dello sviluppo di questa religione/filosofia solo per le donne.

La ricerca verrà pubblicata nei prossimi mesi ma ho ottenuto il permesso dall’autore di poter pubblicare le mie interviste.

Essendo il materiale molto vasto dividerò le pubblicazioni in più articoli.

All’interno di ogni articolo pubblicherò sia una parte dell’intervista del 2018, di carattere generale, sia una parte dell’intervista del 2019, molto più inerente al focus della ricerca.

INTERVISTA GENERALE ANNO 2018 PARTE 1

John: Reverendo Hae Myong grazie per la tua disponibilità. Come ti sei interessato al Buddhismo?

Me: Grazie John, ho iniziato a studiare in Italia filosofia orientale nel 2004, in particolare il taoismo e la cultura cinese. Dopo alcuni anni, uno o due anni, ho iniziato a studiare il Buddhismo, in particolare quello comunemente definito “Zen” e in particolare la scuola Chan della Cina, lo Zen originale.
Nel 2006, ho iniziato a studiare e praticare con un monaco ordinato in Corea dall’ordine Jogye (scuola Son) ma anche da un ordine di Buddhismo Theravada in Birmania.

Ho studiato con questo monaco per 8 anni e poi ho deciso di unirmi all’ordine T’aego (scuola Son coreana, una costola separata dal 1970 dell’ordine Jogye) frequentando l’IBS (Institute of Buddhist Studies).

John: Cosa ti ha attratto dello Zen coreano piuttosto che del Chan cinese o dello Zen giapponese? C’è stato un motivo speciale?

Me: Prima di tutto la pratica originale di Chan in Cina è ora molto rara a causa della rivoluzione comunista e in particolare della rivoluzione culturale.

Il Buddhismo è stato costretto dai comunisti a lasciare le principali città, i principali centri in Cina e a diffondersi solo nelle campagne e così via. Il Buddhismo Chan originale è molto raro da trovarsi infatti il Chan occidentale attuale ha, ad esempio, parecchie influenze della scuola cinese della “Terra Pura”, sia nelle pratiche che nell’approccio culturale alla didattica del Dharma.

La Cina è diventata un paese materialista, lo sappiamo. Il modello americano e capitalistico ha vinto anche li. L’originale Chán cinese fu quindi diffuso prima in Corea e poi in Giappone.

In Corea ha mantenuto molto più le caratteristiche originali mentre in Giappone la cultura giapponese ne ha modificato in parte alcune caratteristiche.

Ho trovato lo Zen coreano molto più collegato ad una pratica di pura meditazione e con meno gerarchie nel clero ordinato, perché anche se nel Son ci sono comunque (ahime) gerarchie, le stesse non sono così fortemente rigide come nello Zen giapponese.
La posizione e il ruolo del maestro nello Zen coreano è forte ma non come in Giappone.

John: Corretto.

Me: In Giappone, il maestro Zen è come un dio, un profeta cristiano.
Lo Zen coreano, infine, è più orientato all’uomo, credo.
E’ più adatto per una persona occidentale che vuole avvicinarsi alla pratica senza marcate illusioni, senza un’immagine preconfezionata dai film come accade per lo Zen giapponese.
La cultura giapponese ha un’immagine più forte e sviluppata nelle persone dei paesi occidentali a causa di alcuni sport come arti marziali, Kung fu, Karate e non solo.

John: Le persone hanno sviluppato un sorta di immagine mentale del Giappone.

Me: Sì! Un’immagine del Giappone, molto di moda da decenni e fascinosa.

John: Sì.

Me: E questo non può aiutare nel vero processo di illuminazione.

John: Hai un maestro zen coreano che segui e di cui leggi testi?

Me: In Italia sono stati tradotti pochissimi testi di maestri Zen coreani. C’è qualcosa in inglese ma non molto. In Italia quasi niente, pochissimi libri.

John: Niente in italiano?

Me: Niente in italiano. Non è stato facile imparare da soli il Son.

John: Stavi dicendo che hai incontrato un monaco dell’ordine Jogye, vicino a Genova, la tua città natale?

Me: Vicino a Genova, nella mia regione, la Liguria, ho conosciuto nel 2006, Tae Hye Sunim, un monaco finlandese da diversi anni in Italia e ho cominciato a seguirlo. E’ stato lui che mi ha fatto conoscere il Son coreano e nei cui confronti nutro eterna gratitudine.
Dopo alcuni anni ho iniziato a essere anche la guida di un gruppo di meditazione a Genova, quando il monaco non era con noi.
E’ stato un periodo indimenticabile, anche se la mia pratica era intensa ma “sottile” come una piuma.

John: E hai detto che era finlandese?

Me: Si è un monaco finlandese. È famoso anche perché ha tradotto in finlandese alcuni libri buddhisti molto conosciuti. Lui venne in Italia negli anni ’80 ed è rimasto in alcuni templi per alcuni anni, poi ha iniziato a cercare una casetta in campagna vicino al mare, in Liguria. È stato fortunato perché ha trovato una casa piccola ma adatta a costruire un piccolo Tempio.

John: Quindi hai avuto un pò di esperienza con la pratica e l’apprendimento dello Zen coreano in Europa e anche con l’insegnamento e la guida delle persone nell’apprendimento dello Zen coreano in Europa.
Pensi che, per la tua esperienza, sia difficile insegnare lo Zen coreano alle persone occidentali e in particolare agli italiani?
Hanno qualche tipo di “ponte culturale” da attraversare o dipende da come insegni?

Me: Penso che non dipenda da come insegni. Non esiste un “ponte culturale”.
Per la mia esperienza è molto difficile mantenere le persone attive.
Molte persone vengono ma la maggior parte di questi viene per curiosità, qualcuno per la ricerca e lo studio, molti perché si sentono depressi o vivono un momento della vita di sofferenza.
Qualcuno anche perché ha bisogno di nuovi amici.
La pratica dopo qualche mese, o talvolta alcuni anni, si interrompe.

John: Ho già sentito dire queste cose….

Me: Molte volte succede così…..

John: C’erano molte persone nel gruppo che frequentavi a Genova?

Me: In genere i gruppi di meditazione in Italia sono formati da qualche decina di persone. Ci sono centri più grandi ma non sono molti.

John: Il tuo maestro era quindi dell’ordine Jogye?

Me: Non solo, prese anche i voti in un ordine buddhista di scuola Theravada in Birmania quindi la pratica del centro che ho frequentato per tanti anni si puo’ definire “Buddhayānā”, non Mahayana, non Theravada ma “Buddhayana”.

John: Ok, si potrebbe definire “Il Veicolo buddhista”?

Me: Ho deciso di studiare con l’ordine T’aego perchè a mio giudizio nel centro che frequentavo le caratteristiche e l’approccio alla pratica della scuola Theravada erano più marcate rispetto alla pratica insegnata nell’ordine Jogye e nella scuola Son.
Ci sono troppi aspetti della tradizione Theravada (almeno della maggior parte delle scuole), soprattutto di quelli applicati nel concreto della vita quotidiana, che avvertivo come un ostacolo verso una vera, profonda illuminazione

John: Ti capisco.

Me: E’ più facile comunque ottenere un’ordinazione Theravada. Nella scuola Son devi studiare diversi anni, superare esami. Si insegna anche psicologia e didattica.

John: Sì, devi pulire il tempio anche per un anno, fare questo genere di cose manuali prima dell’ordinazione. Da quanto tempo sei un praticante con l’ordine T’aego?

Me: Ho iniziato a studiare con la scuola dell’ordine nel 2014 e ho finito di studiare nel 2016, dopo due anni e mezzo. Nell’autunno 2018, dopo due anni di training, ho ricevuto l’ordinazione come “Dharma Teacher“, insegnante di Dharma ma io preferisco tradurlo come “guida di meditazione”. Ho studiato circa quattro anni. Per me è stato il culmine di un percorso iniziato tanti anni fa e che è passato attraverso la presa del “Rifugio” e dei cinque precetti nel 2009 in Corea, con il mio primo maestro Tae Hye Sunim.

INTERVISTA SPECIFICA ANNO 2019 PARTE 1

John: Reverendo Hae Myong, posso chiederti delle tue attività di insegnamento ora a Genova – stai insegnando lì adesso? In tal caso, quanti membri ci sono e quante volte alla settimana incontri? Dove ti incontri per esercitarti?

Me: Ho insegnato poco fino ad ora. Ho soprattutto impegnato i miei sforzi nel gestire “blogs”, con circa 60 articoli scritti e pubblicati fino ad ora.

In un anno e mezzo, dalle statistiche totali ufficiali dei due blogs su cui pubblico articoli ho avuto tra i 15.000 e i 20.000 lettori.

Ho ricevuto alcune richieste di studi e sessioni di meditazione privata da alcune persone provenienti dalla mia regione, la Liguria.

Questi incontri non hanno avuto molto seguito, anche se quasi tutti gli studenti mi scrivono, attraverso email o Facebook, ogni tanto, e hanno apprezzato il mio modo di insegnare e la mia pedagogia.

Ora non ho un programma settimanale: al momento sono solo un insegnante buddhista intermedio tra gruppi buddhisti locali meglio organizzati di me e di cui incoraggio la frequentazione, di qualsiasi scuola buddhista.

La mia missione non è quella di creare nuove organizzazioni e un nuovo luogo di pratica centrato sull’ego dell’insegnante o della scuola, come ho trovato in Italia nei miei 17 anni di pratica.

Incoraggio i miei studenti a sperimentare tradizioni diverse, senza cercare un maestro Zen tradizionale, trovando le risposte alle proprie angosce e sofferenze dentro di sé attraverso un percorso buddhista guidato, si, dall’esterno ma non imposto.

A Genova possiedo un ufficio al piano strada in una zona semicentrale della città dove svolgo il mio lavoro autonomo di commercialista: ho attrezzato all’interno del mio ufficio una piccola stanza privata in cui ho messo tre tatami giapponesi, un pavimento in legno e pareti rivestite in legno e con materiali isolanti.

È un posto semplice ma valido e silenzioso per la meditazione.

Dal 2008 vivo lontano dalla città, sono passato dall’essere nato e cresciuto vicino al mare del Levante genovese alla vita in una casa isolata di montagna, a quasi mille metri di altezza, sull’Appennino.

Qui posso esercitarmi e praticare Buddhismo anche solo respirando semplicemente e facendo sport e camminate nella natura, quindi non mi è facile stare in città ogni giorno sino a sera o soprattutto nei fine settimana, quando le persone in genere hanno più tempo per la spiritualità, i ritiri e le meditazioni.

John: La mia ricerca si è concentrata maggiormente sulle questioni di genere legate alla pedagogia Zen. In base alla tua esperienza ci sono differenze generali tra il modo in cui le donne insegnano il Son coreano (o lo Zen in generale) e il modo in cui lo fanno gli uomini?

Me: Non ho avuto una lunga esperienza diretta con le insegnanti donne: ho avuto una sola insegnante a Seoul, per un giorno, ma ho letto alcuni articoli e guardato alcuni video on line e devo dire che il clero ordinato femminile coreano è una netta minoranza, come in tutte le scuole buddhiste.

È improbabile che il genere storicamente discriminato come quello femminile sia una realtà anche nelle scuole Zen, anche se la scuola Zen e Son sono molto più aperte rispetto ad altre scuole e tradizioni buddhiste (ad esempio quella tibetana).

Ho trovato molto interessante il modo in cui le maestre buddhiste occidentali, ordinate da insegnanti coreani, si sono avvicinate alla pedagogia del Dharma.

Ho avuto un eccellente riscontro dai loro insegnamenti.

C’è un “gigante” che domina anche nel Son/Zen ed è la cultura maschile tra gli ordinati. L’affermarsi del ruolo femminile in questo ambito non è accettato dal potere gerarchico maschile e dalla tradizione che lo accompagna da 2500 anni.

Eppure tra i miei maestri Zen occidentali di riferimento e da cui ho imparato di più attraverso i libri e gli scritti ci sono più donne che uomini!

Hae Myong


Hae Myong
Inizia a studiare da autodidatta il Taoismo cinese nel 2004 e presto si avvicina allo studio della cultura zen e buddhista.
Nel 2006 inizia a praticare presso l’Associazione “Bodhidharma” di Lerici del monaco buddhista Tae Hye Sunim, di ordinazione coreana e birmana, una sorta di pratica che accoglie aspetti della tradizione Theravada e della tradizione Mahayana del Buddhismo.

Per alcuni anni guida anche le pratiche del gruppo genovese di tale comunita’ religiosa presso i locali dell’Associazione “UnSoloCielo” in via San Lorenzo a Genova.

Nel 2009 riceve a Seoul dal monaco Tae Hye Sunim i cinque precetti Buddhisti e assume il nome di Dharma di Mu Mun.

Nel 2009 risiede per alcune settimane in Corea presso i principali templi dell’Ordine Jogye. Nel 2010 e 2012 visita alcuni templi in Thailandia.

Nel 2014 inizia a studiare presso l’Institute for Buddhist Studies USA (IBS) dell’Ordine coreano zen Taego-jong affiliato con Dong Bang College of Korea.

Nel 2015 partecipa ad alcuni ritiri spirituali organizzati dall’Ordine Taego in USA.

Nel 2016 riceve il diploma dall’IBS dopo aver terminato i due anni di studi ed aver superato tutti gli esami e la tesi finale.

Nel 2017 riceve i precetti del Bodhisattva presso l’Associazione Bodhidharma in Lerici.

Nel 2018 viene ordinato in Polonia Dharma Teacher dall’Ordine Taego-jong e riceve il nome di Dharma di Reverendo Hae Myong.

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