Vivere il giuramento di Ippocrate
Quando nel tempo rarefatto dei giorni di chiusura, fra lo scorrere monotono dei fili della rete che come tela di ragno ti imprigiona su questioni inutili e sterili, cercando qualcosa che fosse una sfumatura di vita mi sono imbattuta nella storia del dottor Riccardo Munda, da sdraiata mi son rizzata in piedi
Un uomo che non ha nulla da perdere?
Un vero medico?
Cosa lo muove?
Lavora nelle zone fra Selvino e Nembro, una cittadina della bergamasca che purtroppo oramai passerà alla storia, e mentre visita inizia a spargersi la voce di un medico coraggioso che non ha paura, o forse ce l’ha, ma non fa nulla, perché passa di casa in casa, ascolta polmoni, esamina la gola, fa fare esami, fa parlare gli ammalati, controlla i medicinali che assumono, insomma, fa tutto ciò che ci si aspetta da questo ruolo, già… in tempi normali…ma siamo in tempi speciali dove nulla è più lo stesso e quindi si sparge la voce di chi diventa una speranza, perché in questo periodo là, in quelle zone, si è soli, disperati e impauriti.
organizzo per incontrarlo appena possibile, mi riserva un’oretta fra visite e impegni, dentro ho mille curiosità, tipo quando ha percepito il fuoco sacro salire da dentro, quell’intuito che ci fa fare le cose giuste al momento giusto se ascoltato, o quanta paura ha visto è vissuto, se ha voglia di andarsene da quella zona… ma ovviamente non posso chiedergli tutto ciò.
Fra tutti i suoi assistiti nessuno è morto, solo un signore cardiopatico se ne è andato, era stato visitato già in fase avanzata perché non ancora suo paziente, mentre la moglie si è salvata, allora io voglio capire da chi questa guerra l’ha vissuta in una posizione così unica e ne è uscito vincente, che tipo di guerra sia.
Esiste questo COVID?
Certo che esiste, tutti i pazienti hanno iniziato con una polmonite basale destra, che poi, se non veniva tempestivamente trattata diventava una polmonite bilaterale interstiziale che necessitava ospedalizzazione, perché con la terapia di supporto domiciliare continuavano ad esaturare ed esaturando diventavano dispnoici mettendo a dura prova il cuore.
Molti sono morti di infarto, molti di coagulazione intravascolare disseminata.
Che tipo di terapia ha usato?
Antibiotici, idratazione in flebo o ossigeno. Nulla di più.
Quello che ho notato, ma posso anche sbagliarmi è che l’essere umano il virus li combatte, anche questo virus.
Se tutti i pazienti avessero dovuto combattere solo il virus non gli sarebbe successo nulla, ma non è così, perché nello specifico si instaurava un danno all’epitelio alveolare che lasciava spazio alle sovra infezioni di origine batterica.
Non si cura quindi la polmonite virale ma la sovra infezione batterica che causa una brutta polmonite.
A me non sono morti i pazienti non perché sia particolarmente bravo, ma perché sono particolarmente disponibile.
Alcuni li ho visitati anche tutti i giorni e già dopo qualche giorno mi sono accorto di come sistemare le dosi.
All’inizio la prima polmonite che ho trovato non pensavo fosse causata da questo, allora ho dovuto aggiustare la posologia, ma dopo le prime tre ho usato sempre la stessa posologia.
Ma se non li avessi visitati come lo avrei capito?
Molti in altre zone usavano l’ idrossiclorochina e i miei due pazienti che l’hanno preso, senza dirmelo perché consigliati da parenti, hanno preso gli antibiotici per più tempo e comunque una volta guariti sono ricorsi all’uso di farmaci per ripristinare i valori epatici.
Hai usato cure alternative?
Solo fumenti con erbe svedesi, l’amaro svedese per intenderci, perché ho notato personalmente un beneficio, lo consiglio a tutti i miei assistiti in quella stagione.
Il calore uccide il virus con il vapore e l’amaro così composto dà anche un’azione disinfettante.
Ma perdona, se si curava solo con l’antibiotico perché non lo hanno fatto gli altri medici?
Gli altri medici chi?
Nessuno ha visitato i propri pazienti, e in ospedale non arrivavano casi di polmonite, arrivavano in condizioni disperate.
E chi ci è arrivato?
Secondo me uno su dieci, gli altri sono morti in ambulanza o a casa.
Quelli che arrivavano in ospedale chi trovavano?
Ma parliamo della carenza sanitaria in Italia?
Se c’era carenza prima e si doveva aspettare in pronto soccorso almeno sei ore per essere visitato, come pensi che in quel momento con il carico di lavoro che c’era, siano stati anche visti?
Sono morti senza essere curati in un corridoio.
Ma perché dicevano di non visitare intasando così gli ospedali e praticando l’intubazione?
E’ stata un strategia sbagliata.
Forse serve ad altro…
Forse costruire le sale rianimatorie serve per mettere i soldi in Svizzera piuttosto che darli ai medici di famiglia per farli lavorare.In una sala rianimatoria il paziente arriva a costare 1500 euro al giorno, perché non dare 300 euro in più al medico di famiglia, per evitare di spenderne poi dieci volte tanto?
Io mi son fatto chilometri in auto per visitare pazienti non miei a mie spese ovviamente.
Ma poi parliamo del lato umano?
Incrementando i medici in situazioni del genere si eviterebbe così anche il disagio di un paziente che va da solo in un ospedale.
Entravo in casa di persone terrorizzate e spesso me ne andavo che sorridevano.
Quale può essere la spiegazione per non attuare tutto ciò?
Perché non si pagano dei professionisti per curare la gente a casa e invece li mandano a morire da soli come cani in ospedale?
Probabilmente vi sono conflitti di interesse e prepariamoci perché nel prossimo futuro non si potrà da stare tranquilli.
Ti sei fatto un’idea di quello che è successo, come mai in questa zona e non in altre, perché la maggior parte pare l’abbiano passata senza sintomi?
Quello che per esempio è arrivato in Sicilia era già attenuato e la gente non è morta per questo. Certo le temperature aiutano però non può essere solo quello.
Quindi tu sei convinto che geograficamente sia iniziato in questa zona.
Non gli chiedo più nulla mi limito ad osservarlo e mi viene in mente il titolo di un libro che ai tempi dell’università avevo letto Un eroe del nostro tempo di M.J. Lermontov, e di cui mi rimane solo il vago ricordo del protagonista, uomo di buoni sentimenti, che la vita e la società deformano fino alla trasformazione in nichilismo, scetticismo e vendetta…
Sorrido fra me e me, rileggerò il libro e spero solo che il dottor Munda non entri mai in politica o negli alti sistemi e che mantenga vivo il fuoco sacro che ho visto nei suoi occhi, mentre raccontava la storia, curando con disponibilità e umanità la gente che ne ha bisogno.
Nicole
Fabrizia Nicoletta Gugliemino Con un gruppo di appassionati di danza orientale, discipline bioenergetiche, medicina e alimentazione taoista fondiamo Tria Kentra associazione culturale umbra che promuove lo sviluppo del benessere psico fisico dell’uomo tramite la conoscenza energetica. Le tecniche fisiche di armonizzazione energetica, le arti divinatorie come conoscenza del Sé, le tecniche tolteche che aprono soglie nell’ambito percettivo, la pittura, l’armonia fra uomo e ambiente sono ciò che adesso considero davvero la mia casa fisica e spirituale e mio desiderio è diffonderle. Lo sciamano dentro di noi
Nasco da una famiglia di ricercatori teosofi che nella Sicilia degli anni settanta costruiscono un piccolo centro di ricerche filosofiche e spirituali interessante crocevia di tradizioni orientali ed esoteriche occidentali.
Apprendo da mia madre la tarologia e l’astrologia mentre osservo mio padre nella realizzazione di amuleti, rapita dal potere dei simboli che mi appaiono davanti come portali infiniti.
Ma il richiamo dell’Oriente è forte e fin dai vent’anni inizio a praticare yoga e ad appassionarmi delle arti orientali finendo per seguire il percorso de I Ching e del Feng Shui.
Con la conoscenza del Tai Chi Chuan e del Chi Kung inizio a percepire la potente energia che abbiamo nel corpo e il segreto della sua direzione ma solo con lo sciamanismo, tibetano dapprima e tolteco dopo, riesco a dare un senso a tutte le pratiche assaggiate fino a quel momento.
QiGong-I Ching-Tarologia
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