Ti è mai capitato di sentirti sempre fuori posto?

Ti è mai capitato di sentirti sempre fuori posto per quanto cercassi di inserirti in qualche contesto?

Ti spiego… non è una sensazione da emarginata, è come se qualcosa mi spingesse a non aderire a niente, a non affezionarmi a nessun luogo, a non sentirmi a casa da nessuna parte, e a non sentirmi in famiglia con nessuno, nemmeno con la mia famiglia.

È come se dovessi sempre andare via, come se fossi precaria in ogni situazione.

Questa sensazione la sento da sempre e, da sempre, cerco di non sentirla cercando sicurezza in ogni settore della mia vita, senza mai trovarla.

Sognavo una di quelle famiglie vecchio stile, tutti insieme appassionatamente, dove c’è sostegno reciproco e voglia di stare insieme. Non l’ho avuta.

“Non rimanere!” sussurra una voce dentro di me, e se non l’ascolto mi obbliga ad andarmene con avvenimenti poco gentili.

Ora non mi ribello più, vivo nella casa in cui sono con lo stretto necessario come se dovessi traslocare da un momento all’altro. Dal mio appartamento sento il fischio del treno quando arriva alla stazione, ed è tuttora uno dei suoni che preferisco, mi rilassa.

Non so cosa stia cercando, e non so quale sia il mio posto, anche perché ho smesso di cercare.

E, in questa primavera pazzerella, ho deciso di prendere dei fiori, ho un vaso vuoto sul pianerottolo. Nell’altro vaso dimora una spinosa pianta grassa che si dice fiorisca solo una volta nella sua vita, e muoia subito dopo. Bella come un mal di pancia.

L’ho trovata qui al mio arrivo tutta rinsecchita, ma dopo un po’ d’acqua si è subito ripigliata, pianta resistente non c’è che dire. Beh, le assomiglio un po’.

Ma sì, è primavera, la mia 49vesima, riempio quel vaso vuoto, e stavolta voglio tanti fiori, un tripudio!

E se dovessi andarmene li regalerò alla signora che abita nell’ultimo appartamento alla fine del pianerottolo, ha sempre il sorriso e anche lei ha messo i fiori sul davanzale. Alla fine, chi se ne frega, si rimane il tempo necessario, si innaffiano fiori, si fanno incontri, si comprano libri che peseranno un botto in quello scatolone durante il trasloco, ma li compro lo stesso.

Questa sensazione strana di dover sempre andare via è la mia ispirazione più fidata, e per quanto mi crei disagio, se non la reprimo mi racconta storie straordinarie di gente lontana, luoghi mai visti che diventano dimore provvisorie, modi di fare e modi di essere sconosciuti che diventano conosciuti.

E le storie si dipanano e s’intrecciano come se le avessi vissute… e le sento, caspita se le sento!

E allora ben venga questa mancanza di punti fermi, arrivi il prossimo trasloco e nuova gente a cui dire “buona giornata”, perché una nuova storia è già pronta per essere raccontata.

Questo è il libro che mi ha portato via, questo libro mi ha fatto accettare di non avere una famiglia… questo libro mi ha portata lontano, e non solo con l’immaginazione.

E forse, un giorno, andrò ancora più lontano, in un luogo che non so, non vedo l’ora!

Ti auguro di andare via, di conoscere chi non sai e di vedere luoghi mai visti. Ti auguro di sentirti a casa ovunque e di dire “buona giornata!” a gente nuova.

Con amore
Enrica di Scrittura Senza Censura

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Lagan Enrica scrive per amore.
È da sempre appassionata di antichi racconti di magia, di miti e leggende delle varie parti del mondo.
È operatrice di massaggio Ayurveda e ha integrato la scrittura allo studio del corpo.
Scoprendo quanto il nostro corpo sia un ispirato Cantastorie.

I suoi libri più recenti sono: “Il Fuoco di Berkana” e “Celeste” Edizioni Unsolocielo.

Questi studi insieme all’amore per la scrittura le hanno permesso di far nascere un progetto di scrittura creativa online e in presenza: Scrittura Senza Censura.
Dove integra la scrittura al massaggio e alla meditazione, collaborando anche con operatori del benessere, associazioni olistiche e culturali.

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