Ritrovare il posto nella Tribù

Estratto dal libro: Il Sentiero Rosso
Camminando il Sentiero Rosso la grande madre pulisce, giorno dopo giorno, il suo specchio, arrivando a rompere lo specchio sociale, perché il suo specchio interiore diventa sempre più limpido e puro.
Si inverte la polarità, e la grande madre incarna così lo specchio stesso ed è la realtà che inizia a rifletterla e a risponderle in un modo estremamente rapido e intenso.
Ricollocandosi al centro di sé e al centro della sua vita, la grande madre nutre il suo allineamento fisico-energetico: recupera la sua autorità e il suo potere decisionale.
Riconoscendo la tribù interiore di cui è messaggera ritrova la dignità, la bellezza e il piacere di sedere nella tribù della sua collettività.
Risorge nella sua fierezza umile e caparbia. Non permette più ad alcuna istituzione di privarla di senso.
Attraverso il servizio incondizionato sperimenta il suo essere divina, il suo essere canale, il suo essere anello tra passato e futuro. Pilastro.
Pilastro che sostiene e che si lascia sostenere da tutti gli altri pilastri.
Questo viaggio della vita che ci vede nascere e morire come bambine, ci mette di fronte appunto all’importanza di lasciarsi sostenere, aiutare, accudire, ridando valore al gesto del chiedere.
Nella nostra società credo sia una delle cose più difficili: aprirsi a chiedere aiuto e aprirsi ad essere sostenute nelle più svariate forme.
In realtà ciò che sembra un gesto di una vulnerabilità estrema, racchiude in sé la forza ancestrale di ricreare, dare forma e sostanza al tessuto sociale.
Parte dalla coscienza di essere veramente parte di un grande organismo collettivo, in cui ognuno fa la sua parte, in cui ognuna porta a suo modo un contributo.
Dobbiamo tornare a credere a questa grande entità che abbraccia l’incontro di più persone e che respira nel loro co-creare insieme.
Ci hanno detto che non è possibile. Ci hanno ingannate.
Noi siamo infinitamente più forti e così con il potere della nostra visione richiamiamo altre realtà.
Adesso chiudi gli occhi e Vedi:
tante grandi madri che siedono insieme in uno grandissimo cerchio…
respirano all’unisono mentre la più anziana scandisce l’aria con il tamburo…
le mani sui ventri saggi.
Poi si incontrano gli occhi, gli sguardi, un tempo per leggersi dentro, al di là delle parole.
Ogni donna nel suo silenzio sussurra “eccomi sono qua! così come sono!” “Ti vedo! Ci sono, ci sei!”
Poi le grandi ribelli sentono la necessità di accorciare le distanze, di lasciare spazio al bisogno dei corpi di toccarsi, di dare e ricevere amore. Così si crea un cerchio al centro in cui le donne rivolgono i loro corpi e i loro volti all’esterno, e un cerchio fuori in cui tutte guardano verso l’interno.
Le grandi madri scorrono lentamente l’una di fronte all’altra, avendo un non tempo per guardarsi negli occhi più da vicino, in uno spazio di profonda intimità, l’una davanti all’altra, lasciando spazio ai sorrisi e alle lacrime; liberando l’istinto dei corpi di abbracciarsi, toccarsi, annusarsi, di sentendo la fisicità di ogni anima.
Nutrite da questo momento espanso, tornano a sedersi l’una a fianco all’altra, aprendo così lo spazio di ascolto e condivisione della parola. Una donna prende dal centro del Cerchio un vaso, vuoto e nero al suo interno, simboleggiante l’utero della Grande Madre.
Lo porta al cuore, poi al ventre… e in silenzio sussurra qualcosa al suo interno.
Poi la sua voce diventa più udibile, la donna pronuncia il suo nome e richiama i suoi antenati nominandoli ad alta voce. Porta così nel cerchio la sua presenza e quella di tutto il suo lignaggio.
Chiama i suoi antenati a sedere con lei.
Inizia a raccontare un episodio forte della sua vita in cui le è rimasto annodato addosso un
dolore. In cui qualcosa le si è rotto dentro.
I suoi occhi si sciolgono in pianto, condivide che questa cicatrice si è inaspettatamente riaperta, facendole sentire tanto disagio nei giorni che hanno preceduto il cerchio.
Portando di nuovo il vaso al ventre, dice di voler danzare questo dolore che finora è stato così poco visto e ascoltato.
Si porta al centro del cerchio, tutte le donne iniziano a battere ritmicamente le mani: chi accompagna con un canto, chi con i tamburi… e la grande madre si abbandona a una danza vorticosa, ansimante. Stanca, si scioglie i capelli e anche la sua testa inizia a girare vorticosamente.
Un grido.
Poi si accascia a terra abbracciandosi.
Come una rosa che si abbandona a fiorire, molto lentamente si apre con il corpo rivolto al cielo: gambe e braccia aperte come una stella.
Ride e sorride.
Sente le carezze del respiro di tutte le sue sorelle. Si apre ad accogliere la guarigione del cerchio.
Ritorna al suo posto, bacia il vaso lasciando cadere l’ultima lacrima al suo interno, sicura che il suo dolore è medicina anche per le altre, e poi lo passa alla donna alla sua sinistra.
Così a turno ogni grande madre porta sé stessa: chi con una preghiera, chi con un canto, chi con il silenzio.
Il vaso gira e gira riempiendosi di emozioni, speranze, riempiendosi di vita e di morte.
Arriva il momento in cui la più anziana richiama l’attenzione di tutte su un tema cruciale per il pianeta: l’acqua.
È un tema immenso, infinito: ogni grande madre a voce alta fa una preghiera e richiama alla terra una visione di guarigione connessa all’acqua e al pianeta.
Poi condivide l’intento di fare qualcosa di concreto nel suo quotidiano per prendersene cura.
Così una donna dietro l’altra invoca la sua visione e l’impegno di un atto concreto e tangibile.
Alla fine, i piedi delle donne iniziano a battere forte la Terra, a farLe sentire la loro presenza, il loro amore, la loro forza.
Partono i tamburi, si liberano le voci e i corpi iniziano a danzare, a bere e incarnare tutta la bellezza e guarigione generata assieme. Ecco il concilio delle grandi madri.
Pensa che si radunano nei boschi, nei circoli ricreativi dentro i paesini, nelle sale delle città, negli scantinati delle metropoli, nelle scuole in orario di chiusura, sul retro di un negozio, in un centro artistico.
Ovunque le grandi madri si uniscono.
Guarda il pianeta e vedilo costellato da milioni e milioni di cerchi che in questo momento
prendono vita. Guarda la luce immensa che sprigionano.
Come, da cerchio a cerchio, si unisce un fascio di luce che va a inglobare tutta la Terra.
Tu stessa puoi dare vita, adesso o quando sarà il momento, al Concilio delle Grandi Madri.
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Il Sentiero Rosso
Per maggiori info: https://donnaindigena.it/percorso-menarca
Maddalena Valenti Madre, antropologa, naturopata e doula olistica. Insegnante di yoga. Guida e custode dedita a diffondere percorsi, individuali e di gruppo, di Consapevolezza, Radicamento e Guarigione. Le piante, il respiro, il corpo e la creatività sono parte integrante del suo cammino e del suo servizio. È creatrice del progetto di Donna Indigena, che offre cammini e servizi specifici rivolti a donne di tutte le età, coppie, madri e genitori.
Ha iniziato da giovanissima a creare e condurre cerchi di donne nei più svariati contesti, con il desiderio di seminare sorellanza e accompagnare le donne ad abitare la loro Casa, a risvegliare insieme la sacralità del proprio Utero Corpo.
Il Viaggio della maternità vissuto fin da principio in modo non medicalmente assistito, le ha permesso di contattare sempre di più la sua parte intuitiva e istintuale, lasciando sempre più spazio al suo essere animaleumana.
È dedita a un cammino tantrico in cui l’energia maschile e femminile sono costantemente in una profonda comunicazione alchemica.