Lascia che il tuo Cuore si apra un po’…
Quando proviamo dolore, può sembrare che esso stia entrando da fuori, dalla vita, da quello che stiamo attraversando, dalle persone che sentiamo averci feriti. Ma facendo un po’ più di attenzione, e mettendoci in ascolto, scopriamo che in realtà quel dolore non arriva da fuori, ma è già qui, fa eco a qualcosa che è già dentro di noi. Quel dolore sta semplicemente uscendo, riflettendosi nella vita per poter essere guarito e lasciato andare.
Il primo passo verso il cambiamento allora avviene proprio qui, nel nostro cuore, che si apre ai dolori più profondi che abbiamo dentro di noi. Ma è più facile, e persino conveniente alle volte, inventarsi una storia sulle nostre sfortune, la nostra impotenza, le ingiustizie di cui siamo vittime, il nostro non capire il perché o le nostre incapacità, per nasconderle, sfuggire dalle ferite che abbiamo dentro. O anche solo per giustificare le nostre resistenze al cambiamento.
A volte quello che stiamo cercando di fare in realtà è passare dalle attuali sensazioni all’assenza di esse. Pensiamo per esempio a cosa succede quando, facendo un lavoretto in casa, ci diamo inavvertitamente una martellata ad un dito. Immediatamente ce lo stringiamo con l’altra mano, per proteggerci e non sentire il dolore. Questo è ciò che facciamo anche quando sentiamo un dolore profondo, al cuore: lo chiudiamo. Aprire il nostro cuore, invece, significa restare in compagnia di quel disagio e del suo fedele compagno, quell’impulso a sfuggire a tutto quel dolore. Ascoltarlo e tenerlo lì, nel cuore, senza fare nulla, senza aspettarci nulla, senza cercare di correggerlo o coltivare la speranza di un risultato diverso.
Quando sentiamo quel dolore insopportabile, che non possiamo contenere o che non riusciamo affrontare, invece di allontanarcene, incolpare gli altri o chiuderci in noi stessi, prendercela con la vita ed il destino, possiamo semplicemente rimanere seduti e lasciare che il nostro cuore si apra di più, sentire veramente il dolore, di qualsiasi cosa esso si tratti, e ammetterlo a noi stessi. Senza cedere al giudizio che ci porta a pensare che “questo è sbagliato, deve essere sbagliato, fa troppo male.”
Perché quando ci concediamo di sentire esattamente quello che stiamo sentendo, arriverà un momento in cui sentiamo un sollievo, fosse anche solo per un istante. Perché le nostre resistenze a contattarlo vengono lasciate andare, e non le tratteniamo più con la nostra resistenza. O con la nostra lotta. O con il nostro giudizio.
E la consapevolezza passa inevitabilmente da qui, dal cuore che si apre, dal coraggio di rimanere aperti, presenti, sensibili in quei momenti che troviamo così difficili da attraversare. Sentire quello che proviamo, sapere quello che pensiamo, riconoscere come le nostre sensazioni vengono condizionate dai nostri pensieri e come sorge il giudizio. E accettare tutto ciò che stiamo vivendo in quel preciso istante.
L’accettazione, tuttavia, nella nostra mente, può avere a che fare con il fallimento perché siamo portati a confonderla con la rassegnazione e dunque con la sconfitta. Ma accettazione non significa rassegnazione, perché la rassegnazione è ciò che rende vittima, è un modo passivo di affrontare le esperienze della vita, porta a chiudersi in se stessi. L’accettazione richiede, al contrario, una buona dose di coraggio, di volontà, di perseveranza, di pazienza attiva e di determinazione, implica la volontà di ascoltare la chiamata della trasformazione.
Aprire il nostro cuore significa accettare ciò che siamo, ciò che sentiamo, incluso il dolore della chiusura. Ci porta a riconoscere che il dolore ci ha ingannato, impedendoci di trovare la strada verso ciò che siamo veramente, verso la nostra essenza più autentica. Ci porta ad accettare questo dolore senza rimpianti, senza rabbia, senza risentimento, senza giudizio, riconoscendo che, rinchiudendolo dentro di noi, senza vederlo, gli abbiamo concesso il potere di agire silentemente, mantenendoci sulla strada della distruttività.
L’accettazione è dunque una qualità di altissima trasformazione; porta all’assenza di giudizio, ad accettare le cose così come sono senza giudicarle, senza farsi coinvolgere ed intrappolare dalla tendenza dualistica tra giusto e sbagliato, buono o cattivo, meglio o peggio. Si tratta semplicemente di osservare che le cose sono così come sono, di viverle pienamente, di tenere fisso lo sguardo sulla nostra anima tenendo ben salde le redini della nostra vita.
Ed osservare, lo sappiamo bene, non rende necessariamente le cose più semplici. Ma apre l’anima ed espande lo spazio vitale.
Affinché ogni dolore non sia invano, impariamo ad aver cura di noi stessi.
Senza paura, senza vergogna, senza sentirci in colpa per non essere così perfetti come vorremmo.
Impariamo a prenderci cura di noi stessi.
Facciamolo con gentilezza. Con amorevolezza.
Sempre. E a prescindere.
Impariamo ad essere gentili, compassionevoli, pazienti.
Impariamo la Bellezza del Perdono. Prima di tutto con noi stessi. E delle nostre ferite.
Affinché ogni dolore, nostro o di altri, non sia invano.
Non lasciamolo trasformare in veleno.
Che la rabbia, il risentimento e pure il rancore finiscono per accecarci.
Quando avremmo bisogno invece di vedere, quel dolore che ci sfiora nel profondo.
E di vederlo con il cuore, non con la mente.
Permettiamoci di accarezzarlo, piano piano. Di avvicinarsi ad esso. Fino ad accoglierlo. Comprenderlo. E trasformarlo. Il nostro dolore.
Senza lasciare che agisca silentemente nella nostra vita. Che ne diventi la guida, la bussola. E lo faccia a nostra insaputa.
Affinché ogni dolore non sia invano.
Permettiamoci di aver cura di noi stessi.
E promettiamocelo.
Tutti.
Con tutto il nostro cuore.
Margherita
Mi chiamo Margherita Rusconi. Ecco, se dovessi ripensare ai momenti più importanti della mia vita, credo di poterli ricondurre innanzitutto alla nascita dei miei figli e all?esperienza di essere Madre. Come se in qualche modo la maternità avesse scandito le fasi evolutive più importanti della mia crescita personale, mettendo completamente in crisi l’identità che fino ad allora avevo costruito. Questa crisi, sfociata anche in concomitanza alla scoperta di un tumore al collo dell’utero, mi ha spinta ad intraprendere un percorso personale, formativo e di ricerca personale, che mi sta portando ogni giorno a svelare, persino a me stessa, ciò che IoSono, che ha mi ha portata a vedere le illusioni su cui avevo fondato la mia vita fino a quel momento. E a ripartire da me stessa, al di là delle mie ferite, assumendomi la piena responsabilità della mia vita, imparando a cogliere i segnali che pian piano la mia Anima mi stava rivelando. E ciò che IoSono nasce dalla mia storia, e va oltre di essa, senza più imprigionarmi o limitarmi dalle ferite che ho vissuto. Ciò che IoSono è una ricerca costante legata al mio essere Madre e al mio essere Donna. Legata alla consapevolezza di essere molto di più di questo corpo fisico, che pensa e talvolta si permette di provare qualche emozione. Una ricerca legata all’energia femminile, in particolare rispetto alle ferite che il femminile si porta dietro. E legata alla sessualità e all’armonizzazione del principio maschile e femminile, prima di tutto in ciascuno di noi. Attraverso parole, percorsi, trattamenti energetici e vibrazionali diversi, desidero accompagnare le persone che incontro, individualmente o in gruppo, a ripartire da se stesse, prendere in mano le redini della propria vita e farne una meraviglia. Un passo alla volta. Permettendo loro di risplendere per la Luce che sono. Sessioni e trattamenti offerti: – Colloqui di consapevolezza – Trattamenti energetici: reiki, massaggio spirituale del piede, Metodo I Misteri del Femminino per Uomini e Donne di Isabella Magdala – Lettura dei Registri Akashici – Theta Healing – Consulenza Fiori di Bach – Meditazione e Mindfulness SITO: https://quellascintillanelcuore.wordpress.com/ FACEBOOK: https://www.facebook.com/margherita.rusconi?ref=bookmarks INSTAGRAM: https://www.instagram.com/quellascintillanelcuore/ EMAIL: margheritarusconi@gmail.com
Sono Donna e Madre. E anche Counselor Olistico.
Per anni ho lavorato, prima come assistente sociale e poi con ruoli di coordinamento, presso alcuni servizi sociali territoriali rivolti in particolare a minori e famiglie. Dopo la nascita della mia terza bimba, ho scelto di reinventarmi professionalmente fondendo le mie competenze in ambito sociale con la formazione olistica ed energetica.CONTATTI
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