La Torre, Archetipi, Simboli e Creatività Artistica
“Che cosa collega dunque Avalon, la veggenza, e la figura di Maria Maddalena, tanto cara all’autrice?
Maria di Magdala, la Torre. Maria di Magdala, la Coppa.
Dion Fortune, la più potente maga e occultista dell’Era moderna, ci racconta di come la leggendaria Avalon e il suo corrispettivo geografico, Glastonbury, siano legate alla figura di Giuseppe d’Arimatea, discepolo del Cristo, che raccolse nella coppa del Graal il sangue che colava dal fianco ferito del Maestro e poi intraprese un viaggio attraverso il Mediterraneo, dalla terra Santa di Gerusalemme a quella di Glanstonbury, per far ricongiungere la conoscenza nuova portata dall’Avatar con quella degli antichi druidi e dei loro tenebrosi dèi.
Lì, nella sacra terra di Avalon, il Graal fu portato per essere protetto e custodito come il più Sacro dei Misteri. Fu così che la collina della Visione, la mistica Tor su cui svetta unicamente la torre della Chiesa di San Michele distrutta dalle potenze della natura, e alla cui base giace il fosco Pozzo Sanguinoso, divenne il luogo dell’incontro tra le potenze infere e quelle del Cielo.
“Due tradizioni s’incontrano dunque ad Avalon: l’antica religione dei Britanni e la fede dei cristiani.”
Estratto dalla prefazione di Debdeashakti del libro: Il Viaggio di Maddalena
Un intenso viaggio poetico nel profondo della psiche femminile accompagnato dalla potente,
e nello stesso tempo morbida, energia di Maria Maddalena; e a lei dedicato.
Due Torri dunque:
Myriam – “mrym” derivante da una radice semitica potrebbe significare “ribelle”,“amara”, “forte”, “colei che si innalza”, “che “è innalzata”, “profetessa”, “signora” o dall’ebraico “mar yam” goccia di mare, in latino stella maris;
di Magdala – dall’ebraico/aramaico migdal/magdal, ovvero Torre, probabile luogo di nascita, ma anche appellativo simbolico per indicare l’importanza spirituale della Maddalena all’interno della prima comunità formatasi intorno a Gesù;
e la Torre della Glastonboury Tor, connessa a San Michele Arcangelo ma anche ad Avalon e al Ciclo Arturiano.
LA TORRE E I CAVALIERI DELLO SPIRITO
Entra.
E avvolge.
Avvolge perché Entra.
Avvolge perché È Entrato.
Se non arrivo a saperlo
Non arrivo a saperlo.
Accetto che per me
quel punto
è un Mistero.
Non mi sforzo
di credere
Oh, no!
Non accetto!
E collasso.
Al confine tra
le pareti interne
di questo corpo.
E l’Infinito.
Come sporgersi dalla
feritoia della Torre.
E perdersi.
Nei campi coltivati
Su per le colline
Medioevali
Dove il sole sorge
e poi tramonta
E tu sei un punto
di Luce
Emanato dalla Corrente,
ma non lo sai.
Cavalli e Cavalieri
Liberatori dello Spirito
Giungono al galoppo.
Vengono verso di te.
Prestano Fede
al loro Rotondo e Perfetto
Antico Giuramento.
La Torre
Estalla.
Estrella.
* Poesia contenuta nel libro “Il Viaggio della Maddalena“,
Intermezzo: Tra il Rosso e il Nero, Le Due Torri: Magdala e Tor.
LA TORRE
Senza addentrarsi in trattazioni troppo ampie e approfondite, per le quali questa non è sede né io un’esperta, vorrei accennare ad alcuni possibili significati simbolici e rimandi immaginali associati alla Torre, per addentrarsi un pochino nelle immagini archetipiche che sono affiorate nell’ispirazione artistica e poetica, senza averne avuto intenzionalità, né vera e propria conoscenza previa.
La Torre ha un’iconografia ed una simbologia vastissime e contiene in sé elementi molto diversi tra loro che spesso sono complementari, ma possono essere percepiti come opposti.
Anticamente, diverse tipologie di edifici sacri erano ascensionali (per esempio le Ziggurat o i Campanili delle chiese), venivano costruiti per elevarsi al cielo e al mondo spirituale, e per far sì che gli Dei o lo spirito, il divino celeste, potessero discendere.
La verticalità della torre simboleggia quindi il legame Terra – Cielo,
ma anche quello Umano – Divino, o,
per dirla in termini più laici, quello Io – Sé.
Nei Tarocchi infatti l’ Arcano corrispondente viene anche chiamato La Maison Dieu: La Casa Dio.
I gradini (gradi) per salire la Torre simboleggiano questa conquista interiore di elevazione, la quale doveva avvenire, appunto, in modo graduale e sempre umile.
La conoscenza iniziatica presuppone una preparazione, un allenamento e degli step: una sorta di “purificazione” dei corpi: fisico, mentale ed emozionale.
Nei Tarocchi la Torre è una torre che cade e ciò può anche rappresentare la caduta della falsa conoscenza, della falsa personalità, del falso sé: la “Verità” che viene vista non sempre è facile da sostenere, specialmente se non c’è adeguata preparazione.
Da un punto di vista psichico, dal crollo della Torre possono emergere contenuti inconsci dirompenti o non facilmente accettabili per la parte conscia: la cosiddetta “Ombra”.
Da un punto di vista spirituale, la “Luce” dell’illuminazione potrebbe essere troppo intensa da reggere.
Ed ecco una prima visione ambivalente della Torre:
in essa forze Ctonie e forze Celesti coesistono.
In alcune varianti medievali nella Carta appare la raffigurazione di un diavolo, ed essa veniva anche chiamata: Casa del dannato, Domus Plutonis, Casa del Diavolo, oltre che Maison Dieu.
Essendo Plutone sia Dio sotterraneo degli Inferi che Signore dell’Abbondanza, in connessione con le Ricchezze celate nel sottosuolo – ovvero le ricchezze minerarie ma anche la fertilità della terra – l’archetipo della Torre, nel suo aspetto inferiore, viene associato alla materia e alla ricchezza, in senso negativo al rischio di rimanere invischiati in un eccesso di materialismo o di attaccamenti terreni.
E’ associata però anche agli aspetti Divini di Plutone: ed è proprio in questa unione del Dio degli Inferi (Domus Plutonis) con il Dio dei Cieli (Maison Dieu), che ritroviamo una Totalità, psichica e divina, due aspetti di una stessa unità.
Un altro esempio di “caduta” è quello la famosa Torre di Babele: in alcune interpretazioni viene vista come l’emblema della presunzione umana di essere come Dio o di volerlo superare, a seguito di ciò il collettivo umano viene disperso nel mondo e le lingue diversificate, la conseguenza è la difficoltà di comprendersi, ma anche, se vogliamo vederne un risvolto positivo, un arricchimento culturale nella varietà.
E qua si apre un altro grande significato della Torre:
il Cambiamento.
Che si tratti di risveglio spirituale, di un passaggio iniziatico o di coscienza, per esempio quello da una visione personale ad una impersonale, oppure esplosioni della personalità, un improvviso debordare di contenuti psichici che si possono manifestare anche attraverso sintomi psichici o psicosomatici, la rottura e la caduta della torre implicano sempre un cambiamento repentino, spesso non esente da dolore.
In ogni caso, avviene una liberazione di forte energia – che è sempre energia vitale – magari tenuta in compressione per molto tempo. Uno scossone vitale prorompente ma spesso necessario. Una trasformazione. L’incontro con parti più profonde del nostro “Io”, oppure l’incontro con il “Sé”.Un’altra delle funzioni delle Torri era la sicurezza: vigilare, proteggere, imprigionare.
Pensiamo a tutte quelle situazioni storiche e fiabesche in cui questo avviene: scrutare dall’alto il possibile arrivo di un nemico, la nobildonna rinchiusa per la sua stessa protezione, la principessa da salvare o liberare, la torre come luogo di detenzione.
Di nuovo una visione di ambivalenza: quando è che proteggiamo e ci proteggiamo?
E quando invece la struttura imprigiona e ci imprigiona?
Quando iniziamo a passare dalla protezione all’auto-imprigionamento?
Verticale, ascensionale, struttura portante e protettiva lo è anche il nostro corpo, la Torre simboleggia anche il Corpo: la Colonna Vertebrale, eretta, il corpo dell’essere umano che si fa antenna tra terra e cielo, proprio come le Torri ascensionali mistiche, ma anche struttura portante che, proprio come i nostri schemi mentali, può essere flessibile o irrigidirsi, ciò che prima era funzionale diventa disfunzionale: a quel punto le esplosioni del nostro sistema mente-corpo energetico, anche se non sempre piacevoli, diventano possibilità di cambiamento, di trasmutazione.
Auto-imprigionamento, stagnazione, o, in termini più positivi, Contenimento che Giunge Maturazione: Energia che esplode.
Ed ecco che il nostro Corpo-Torre si fa Athanor Alchemico Trasmutatorio,
non a caso nei tarocchi la Torre è rappresentata con dei mattoni color pelle.
Per rimanere nella metafora del corpo, la Torre può rimandare anche al Fallo, addirittura c’è chi vede nella sua rappresentazione tarologica l’esplosione dell’orgasmo maschile.
Nello stesso tempo vediamo che la simbologia della Torre viene anche utilizzata come appellativo di Figure Spirituali Femminili e Sacerdotali: Torre Eburnea è epiteto mariano e difatti la Madonna è sempre stata mediatrice tra l’umanità e la sfera celeste, e poi, come abbiamo visto, La Torre di Magdala: Maria Maddalena, figura sacerdotale cristica avvolta nel Mistero.
Oltre alla colonna vertebrale eretta e al fallo (elemento maschile), la Torre, nella sua funzione contenitiva, può anche rimandare ad una sorta di Utero Materno (elemento femminile).
A questo proposito vorrei citare le parole del grande analista e alchimista Carl Gustav Jung, per il quale:
“Spesso accade che le mani sappiano svelare un segreto
intorno a cui l’intelletto si affanna inutilmente”
e che, nella seconda parte della sua vita, si costruì una vera e propria torre personale, la Torre di Bollingen:
“Gradualmente, attraverso il mio lavoro scientifico, potei dare alle mie fantasie e ai contenuti dell’inconscio una solida base. Le parole e la carta, comunque, non mi davano l’impressione di essere abbastanza concrete; avevo bisogno di qualcosa di più. Dovevo riuscire a dare una qualche rappresentazione in pietra dei miei più interni pensieri e del mio sapere.[…]
Fu questo l’inizio della “Torre”, la casa che mi costruii a Bollingen.[…]
Dapprima non progettai una casa vera e propria, ma solo una specie di dimora primitiva, a un solo piano.
Doveva essere una costruzione rotonda, con un focolare al centro e cuccette lungo le pareti.[…] Le capanne primitive realizzano un’idea di totalità, di unità familiare. […]
Doveva dare la sensazione di essere al riparo, non solo in senso fisico, ma anche in quello spirituale.[…]
Nel 1923 sorse il primo edificio circolare, e quando fu completato vidi che era una vera e propria torre.
Fin dal principio in questa torre provai un intenso senso di riposo e di ristoro. Rappresentava per me il focolare materno. […]
Dopo la morte di mia moglie nel 1955,sentii l’intima obbligazione di diventare ciò che sono. Per esprimermi col linguaggio della casa di Bollingen, mi resi conto a un tratto che la piccola sezione centrale, così acquattata, così nascosta fra le due torri, rappresentava me stesso o il mio io.
Perciò, in quell’anno stesso, aggiunsi a questa sezione un altro piano. Prima non avrei potuto farlo; l’avrei considerato una presuntuosa ed enfatica affermazione di me stesso; adesso invece rappresentava la superiorità della coscienza raggiunta con la vecchiaia.(…)
Fin dal principio sentii la Torre come un luogo, in un certo senso, di maturazione, un grembo materno o una figura materna nella quale potessi diventare ciò che fui, sono e sarò. Mi dava la sensazione di essere rinato nella pietra. (…)
Questo ha avuto un effetto benefico su di me, come una accettazione di ciò che sono.
Naturalmente durante i lavori di costruzione non feci mai queste considerazioni; avevo costruito la casa un po’ per volta, seguendo sempre le concrete esigenze del momento: potrei anche dire di averla costruita in una specie di sogno. Solo in seguito vidi che cosa era sorto e che era riuscita una figura significativa: un simbolo della totalità psichica. Si era sviluppato come se un vecchio seme fosse germogliato.
A Bollingen mi trovo nella mia più vera natura, in ciò che esprime profondamente me stesso. Sono, per così dire,l’«antichissimo figlio della madre».
È così che si esprime, molto saggiamente, l’alchimia […]
A volte mi sento come se mi espandessi nel paesaggio e all’interno delle cose, e vivessi in ogni albero, nello sciacquio delle onde, nelle nuvole e negli animali, che vanno e vengono, nelle cose. Non vi è nulla nella Torre che non sia divenuto e cresciuto nel corso dei decenni, nulla a cui non mi senta legato.
Tutto vi ha la sua storia, e la mia; vi è spazio per l’infinito regno sotterraneo della psiche.”
Torre: tensioni ascensionali e valenze ctonie inconsce, protezione e prigionia, struttura e trasformazione, elementi tradizionalmente maschili e femminili, contenimento/liberazione
CREATIVITA’ ARTISTICA
La creatività artistica è un potente mezzo di canalizzazione di quelle turbinose energie liberate dal “crollo della Torre” di cui abbiamo parlato e che, spesso, a livello personale, si manifestano come “sintomi” psichici e psicosomatici. E’ mezzo potente e sicuro anche per lavorare su di sé, un contributo a quei famosi “step”, i gradini per salire o scendere dentro di sé, in un processo di auto-conoscenza.
Durante l’immersione nel processo creativo tutto l’essere viene coinvolto per creare e per canalizzare queste energie, vi è sempre una parte “sconosciuta” che agisce tramite noi, ma questo non deve assolutamente spaventare: l’arte si serve del corpo, della mente, delle emozioni ed emerge quella parte di noi che è sotterranea, o che è a cavallo tra una zona conscia ed una inconscia, un mondo ricco di archetipi, simboli, immagini. Una parte saggia che, sottostante, guida, – anche se il processo può divenire a tratti molto intenso – e permette a queste energie di fluire e liberarsi in modo più sicuro rispetto alla possibilità che esse continuino invece ad agire solo nell’ombra. Perché comunque questi aspetti esistono.
E’ anche per questi motivi che ho voluto che il Libro “Il Viaggio della Maddalena” non fosse solo un libro Ricettivo, ma, attraverso le Pagine Specchio, anche un libro Attivo: un Invito al Sentire, al Contatto con ciò che si muove in noi e all’Auto Espressione, una sorta d’Ispirazione Artistica Sempre Viva e Circolare.
I TRE CAVALIERI ALCHEMICI
“I Tre Cavalieri Alchemici”, pastelli a olio su cartoncino,
illustrazione contenuta nel libro “Il Viaggio della Maddalena”
Questo lavoro artistico rappresenta I Tre Cavalieri dell’antichissima fiaba di Vassilissa e la Baba Jaga, una fiaba di iniziazione femminile, in cui, attraverso il superamento di prove iniziatiche, avviene una crescita psichica ed animica della protagonista.
I Tre Cavalieri rappresentano la Luce dell’Alba: Cavaliere Bianco, quella del Giorno e del Crepuscolo: Cavaliere Rosso, e quella della Notte: Cavaliere Nero.
Anche qui compaiono importanti archetipi femminili e maschili, inoltre, chi conosce un pochino l’Alchimia avrà notato che questi sono i tre colori delle principali fasi del Percorso Alchemico Iniziatico: Nero Nigredo, Bianco Albedo, Rosso Rubedo.
Sono anche i colori associati agli Archetipi delle Fasi Femminili: Bianco per la Fanciulla, qui rappresentata da Vassilissa, Rosso per la Madre, rappresentata dalla Madre di Vassilissa e dalla Bambola che ne simboleggia l’eredità psichica, e nero per l’Anziana, o Strega, la Baba Jaga, la quale, attraverso le prove iniziatiche che impone alla bambina, ne permette in realtà la maturazione psichica facilitandone il contatto con la propria intuizione.
Quando è nata la poesia “La Torre e i Cavalieri dello Spirito” non avevo tutte queste conoscenze simboliche relative alla Torre.
E’ stato un essere investita da visioni e sensazioni, uno snocciolarsi di immagini interne ed un profondo sentire nel corpo che io chiamo “Sinestesie Interiori”, poiché le sperimento come una sorta di pacchetto che arriva, in cui immagini, sensazioni e parole sono una cosa sola, sono tutte insieme e spesso si confondono le une nelle altre: e allora si può sentire la visione, vedere le parole, sentirle nel corpo e da lì farle emergere e far loro prendere una forma.
Per quanto riguarda il disegno sono invece sì partita da un’idea, una volontà cosciente, ma poi, durante il processo, la “mano” ha preso il sopravvento ed il processo è andato da solo.
Picasso diceva:
“La pittura è più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei.”
“Se si sa esattamente che cosa si farà, perché farlo?”
Quei cavalieri paiono entrare nel centro del Vortice, al centro della spirale, nell’occhio del ciclone: questo non era previsto. E benedetto sia l’elemento non previsto, perché spesso può condurci laddove non avevamo visione per arrivare, ma una forza più grande e più saggia – che comunque siamo sempre noi – ci guida anche se apparentemente è ancora il Caos.
La creazione artistica, a cui tutti e tutte possono accedere, è, lo ripeto, un mondo e un modo meraviglioso per sperimentare questa sorta di “perdita di controllo” attraverso la “fiducia”.
Tutti questi archetipi, figure, elementi, immagini ed e nergie tradizionalmente Maschili – Torre, Cavalieri, San Michele Arcangelo, Gesù, Giuseppe d’Arimatea, Fallo, Verticalità – e Femminili – Torre, Sacerdotesse, Maria Maddalena, Myriam, Graal, Madre, Fanciulla, Strega, Utero, Spirale, Vortice – si mescolano nell’Immaginario, e nell’Immaginale, in quel Mondo che stra tra la dimensione inconscia e quella conscia.
Il Mescolamento è tipico del Calderone.
A proposito di Calderone e Streghe (donne e uomini), chiudo con le meravigliose parole di Elisabetta Manfucci, scrittrice e coach della camminata energetica, che hanno risuonato forti e potenti, specialmente in relazione a questo mio lavoro artistico.
“Entra nella spirale è il comando di tutta la stregoneria. Significa: entra nel caos, non fuggirlo, non razionalizzarlo, non controllarlo. Un femminile potente è nel caos. Esso è vortice. È dinamismo. È creazione. Il caos è forza primordiale. Non è affatto confusione. È un piano più alto. È dispiego di Energia sovrumana. Pochissime persone sono in questo comando. Non dipende da te. È una chiamata. Non tutti sono streghe. Le streghe hanno un potere immenso: vivono al di sopra della media e degli stereotipi. Hanno forze che le sostentano. È altro.”
E ancora con Jung:
“In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto.”
Immagine di copertina: TRE CAVALIERI ALCHEMICI di Irina Bosco Staiano
Opera originale: Pastelli a olio su cartoncino (70cm X 50cm)
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Ha sempre avvertito, fin da bambina, un forte richiamo provenire dalla dimensione spirituale ed immaginativa che, crescendo, ha trovato la sua naturale via di espressione nella creatività artistica, sentita innanzitutto come una profonda necessità personale ed una un’autentica chiamata dell’anima. Immergendosi nelle profondità del suo mondo interiore è arrivata a “toccare” particolari stati di coscienza dai quali è iniziato a sgorgare un inarrestabile flusso poetico fortemente archetipico, visionario, evocativo e misterico. I suoi scritti alchemici della Nigredo, dell’Albedo e della Rubedo, riportano nell’oggi un processo di esplorazione e guarigione interiore antico e senza tempo.
Irina Bosco Staiano