Il Culto italico del Serpente

Le credenze e i miti basati sul serpente sono da sempre attestati in tutta la penisola italiana, e la loro origine risale alla religiosità e ai culti delle antiche popolazioni italiche.
Il serpente dell’antica Europa, manifestazione della Grande Madre primordiale, simboleggiava la forza vitale, la trasformazione e la fertilità, ed era intimamente connesso con il potere femminile, le acque e la Luna.

Il suo rinnovamento stagionale, con il cambio della propria vecchia pelle e il letargo, sono l’espressione simbolica della continuità della vita e dell’esistenza dell’aldilà.
Lo spirito del serpente, attraverso i millenni, si è trasformato ed incarnato in molte divinità femminili italiche, come ad esempio la dea Angizia dei Marsi, Ancheria dei Piceni e Vanth degli Etruschi.
Similmente, nel mondo greco ritroviamo il culto e l’archetipo del serpente nelle figure della maga Circe, della giovane Medea, della dea Igea e della gorgone Medusa.
Anche a Roma e in tutto il Lazio vi furono diversi culti serpentini, come quello di Giunone Sospita a Lanuvio e quello di Bona Dea sull’Aventino.

Secoli dopo, le tradizioni popolari e le feste italiche parzialmente cristianizzate legate al serpente, eredi degli antichi culti pagani ed italici, sono ancora presenti e vivono in tutta la penisola italiana, come ad esempio la festa di S. Domenico in Lazio, Abruzzo e Umbria (Foligno, Orvieto, Leonessa, Villamagna, Pretoro, Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Villalago, Pizzoferrato, Guardiagrele, Palombaro, Castelmassimo, Sora), la festa di S. Vito di Leonessa a Rieti e la festa di Santa Cristina a Bolsena.

Tra le più famose pratiche tradizionali “magico-religiose” presenti nel Sud Italia è il tarantismo, un rito musicale e terapeutico. Con il termine “tarantismo” si indica uno stato di malattia di tipo isterico e convulsivo, costituito da sintomi di malessere generale, quali stati di prostrazione, depressione, malinconia, affaticamento e dolori muscolari. Questo stato di malattia è causato, secondo il folclore popolare, dalla puntura o morso di insetti e animali velenosi, come la tarantola, il serpente o lo scorpione, e si manifesta soprattutto nelle donne durante i mesi estivi.

Questo rito terapeutico-musicale affonda le sue radici nell’antico culto ellenico di Asclepio, il dio della salute e della medicina, predisposto alla guarigione fisica e psichica degli uomini, il cui simbolo è il bastone di Asclepio, un serpente attorcigliato intorno ad una verga.
Il culto ancestrale e totemico del serpente, nascosto e tramandato nei secoli grazie alla tradizione popolare e al folclore locale, è ancora vivo e presente in molti territori italici, vegliando e attendendo anime guaritrici a cui insegnare il suo potere ctonio e curativo.

Hasan Andrea

Hasan Andrea Abou Saida è un ricercatore storico-archeologico indipendente, consulente librario e scrittore.
Da più di 10 anni svolge studi e ricerche approfondite su vari argomenti (esoterismo, magia, spiritualità, tradizioni iniziatiche, dottrine filosofiche religiose, folklore, etc.) cercando di risalire alle più antiche conoscenze e rituali dei popoli indoeuropei.
Autore di numerosi articoli e del libro (con lo pseudonimo Aindreas Fàél) “Un viaggio ad Avalon”.

L’Antro di Thoth – Consulenze e ricerche librarie:

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Un viaggio ad Avalon di Aindreas Fàél

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