Dal fastidio alla compassione
Non le riesci proprio a sopportare le persone che sono state un peso nella tua vita, vero?
Ti dicono che devi perdonare, ti dici che devi portare in flusso l’energia, che devi trasmutare le ferite.
Le hai comprese, sei riuscito a vedere la loro origine e anche il loro fine evolutivo.
Eppure lo senti ancora il fastidio.
Ogni volta che, ancora, continuano a buttarti addosso i loro pesi, la loro incapacità, le loro frustrazioni, le loro richieste di aiuto.
Ti senti tirare giù, senti di nuovo tutto quel peso che ti affossa e non lo sopporti, non li sopporti, non li vuoi più tra i piedi.
E poi ti senti in colpa.
E, di nuovo, ti senti sbagliato, brutto e cattivo e ti dici che sei ancora lontano dalla meta.
Bene, respira.
Non ti devi forzare.
Quel fastidio lo senti perché l’hai provato innumerevoli volte.
Quel peso ti ha schiacciato per tutto il tempo.
Se ancora adesso quell’energia la senti penetrare nel tuo stomaco, pensa quanto può averti fatto male quando non avevi nessuna barriera?
Quando eri puro, integro, trasparente, senza protezioni, pensa quanto può averti soffocato,
schiacciato, ferito?
È normale che ti faccia ancora male, è normale che ritorni la rabbia, la stanchezza, la voglia di libertà.
Quindi, prenditi il tempo che ti serve.
Ma mentre ti dai tempo, osserva cosa muove quelle persone.
Puoi sentire il loro dolore, la loro incapacità, sono richieste di aiuto.
Sono smarrite, perse nel loro dolore, sono piccolissime, anche se hanno 30 anni più di te, e non sanno come muoversi, come agire, come vivere.
Senti la loro incapacità.
È la stessa che sentivi quando eri piccolo e che sentivi amplificata, senza avere le barriere che ti sei dovuto costruire.
Puoi comprendere quanto ti ha fatto male, quanto e come ti ha allontanato da te stesso.
Puoi comprendere perché hai smesso di essere chi sei, perché quel dolore non volevi sentirlo, perché hai rinunciato a te, ti sei chiuso, hai chiuso i tuoi canali di scambio con la vita.
Puoi comprendere anche come e perché ti sei costruito tutte le difese, che ti hanno separato da te stesso.
E puoi comprendere la loro difficoltà, il loro avanzare appesantito, la loro incapacità di liberarsi dei propri pesi, la loro difficoltà a vivere.
Se risulta pesante, difficile, straziante per te, ancora adesso, dopo tutto il tuo avanzare, nonostante le tue consapevolezze, la tua sensibilità, le tue capacità, comprendi per loro quanto sia molto più difficile?
Se lo comprendi, quel fastidio che provi può iniziare a trasformarsi in compassione.
Puoi iniziare a sentire, nelle loro solite frasi, nel loro solito modo di buttare su di te la loro energia così violenta, delle richieste di aiuto.
Tu la loro energia la senti arrivare così violentemente perché è carica della loro disperazione.
Sono ancora smarrite, incapaci, senza riferimenti, senza forza, senza energia, senza direttive, senza direzioni e non sanno proprio come fare.
E tutto il loro fardello tu l’hai sempre portato, lasciandoti schiacciare.
La tua grandezza ha fatto sì che tu diventassi l’adulto, in grado di reggere chiunque, anche se anagraficamente eri piccolo.
Hai invertito i ruoli.
Adesso, però, puoi rimettere ordine.
Puoi scegliere di guardare tutto questo con compassione, di non provare più fastidio, di sentire amore e, con amore, porre i giusti limiti.
In questo modo non ti lascerai più invadere.
In questo modo riuscirai a separare le vostre storie, a dare amore quando puoi e come puoi, senza portare più fardelli che non sono tuoi.
È la tua stessa vita, è il tuo stesso essere lì l’aiuto che dai, il resto non ti compete.
Ma se riesci a operare in te questo cambiamento, sarai anche in grado di incidere positivamente anche in loro.
Se li guarderai con amore e compassione e se deciderai di sciogliere quel patto di scambio che hai posto in essere senza accorgertene, restituirai loro l’energia che scaricavano su di te e potranno usarla, secondo le loro capacità.
Non è tuo dovere fare il lavoro degli altri, restituiscigli la responsabilità di se stessi e della propria vita, non farti più agganciare.
Devi soltanto riuscire a trasformare il fastidio in compassione.
Se provi ancora fastidio, non hai ancora compreso che tu sei più forte, più carico di amore ma la tua forza viene prosciugata, perché non sai dosare quanto dare e come farlo e non hai compreso, soprattutto, che quel fastidio, in realtà, nasconde la pena che provavi per il dolore degli altri.
Adesso lo senti come fastidio, perché quel dolore ti ha lacerato e hai deciso di non volerlo più sentire.
Provi fastidio, perché se riesce a fare breccia, ti porta a ricordare che c’è stato un tempo in cui quel dolore eri in grado di prenderlo e liberarlo.
Sei qui proprio per questo.
Ma hai smesso di farlo, per il troppo dolore e, adesso, non vuoi più tornare a sentire gli altri, a sentire quanto soffrono e a guarire quel dolore.
Non è verso di loro che si dirige il tuo fastidio, lo provi perché non vuoi che quel dolore torni a bussare, per essere visto e trasmutato da te.
E così ti infastidisci, per proteggerti, ancora.
Non c’è nessuna differenza tra quando liberavi il dolore degli altri e finivi ucciso, giustiziato, bruciato, tradito e quando lo facevi da piccolo e venivi ugualmente ucciso emotivamente.
In entrambi i casi, è stata l’incapacità degli altri di vederti ed accoglierti a ferirti, è stata la loro paura verso di te a portarli a ferirti.
Chi non può vederti, non ti vede e ti calpesta.
E tu soffri, giustamente.
Soffri e torni a nasconderti.
Ma non puoi proteggerti a lungo da te stesso…
Riprendi la tua energia, nessuno vuole ancora servirsene, ma fino a quando non te ne accorgerai, fino a quando non comprenderai che è stato l’amore che provavi a farti fare la scelta di darti, continueranno a prendere da te, per farti accorgere che ancora dai, senza neanche sapere di avere tanto da dare.
Allora inizia a dare come sai fare, devi soltanto sapere chi sei e lasciarti essere.
Ed è molto facile!
Vittoria ??
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Vittoria Cucciarrè Segui la pagina facebook: Tra Anima ed Ego e Un Ponte con l’Invisibile Contatti: veranikatraanimaedego@gmail.com
Avvocato fuori, ricercatrice dentro.
Il mio percorso di crescita personale e spirituale non è iniziato per mia scelta, è stato lui a scegliere me.
Non sono titolata, non ho frequentato corsi, non ho verità da rivelare.
Sono una persona curiosa, che ama ricercare, indagare, scoprire e farsi ancora domande.
Anzi, prima di amarlo, questo è quello che sono.
Non so nemmeno io dove sto andando, dove e se arriverò, non so neanche più se sto cercando qualcosa di definito.
Ma so che è quello che mi piace, che mi fa stare bene e che ha rivoluzionato e migliorato la mia vita.