Benvenuti agli Hunger Games!
E’ innegabile che siamo proprio nel mezzo di quella speciazione culturale descritta nei vari percorsi evolutivi.
Prendiamo qua in considerazione quella illustrata da Igor Sibaldi in “La specie nuova” , il saggista, prendendo spunto dalla teoria evoluzionistica, individua lo sviluppo di una parte di persone più energiche e creative che si distaccano dalla specie madre più conformista e, a grandi linee, paurosa del cambiamento.
La speciazione culturale è veloce, può avvenire al massimo in due generazioni e tende a chiudersi una volta sviluppata. Chi rimane indietro è destinato a soccombere almeno dal punto di vista culturale.
“E’ sufficiente guardarsi intorno, per accorgersi di come l’umanità si stia scindendo
tra costruttori di futuro e persone impaurite.
Ed è il momento di scegliere se stare con gli uni o con le altre.”
Igor Sibaldi
Stabilito che siamo dentro al fenomeno, sorge immediatamente da chiedersi, come e dove porterà tutto questo, perché ogni scelta sarà fondamentale per evitare sbagli irreparabili.
Questa non è la prima speciazione a cui assistiamo, pensiamo alla grande migrazione in America nel Novecento che ha modellato ciò che ora è questa nazione, e proprio in America sono avvenute creazioni innovative e particolari da tutti i punti di vista.
Ed è la terra dove più di tutte vi è stata una speciazione linguistica, ed in questo campo per aiutarci possiamo utilizzare la teoria semantica del fiume.
Una lingua è come un fiume e scorre continuamente, quando un gruppo emigra lasciando il paese di nascita porta con sè le caratteristiche culturali e fissa la sua lingua parlata.
Non ci si accorge del fiume fino a quando appunto non ci si stacca da esso.
Porto l’attenzione sul fenomeno linguistico per due motivi, per prima cosa perché questo momento lo stiamo vivendo, subendo e a tratti combattendo, a suon di parole.
Assistiamo a una vera guerra, una battaglia soprattutto d’informazione, ci schieriamo da una parte o dall’altra, cambiamo opinione, ci stupiamo di articoli inattesi, cercando di capire l’attendibilità, è un po’ come impugnare delle armi, dibattendo, a volte diffamando.
Siamo dentro il fiume delle notizie che arrivano da tutte le parti, proprio come gli affluenti, a volte piccoli torrenti, ma ci siamo in pieno, e questo è in piena…. un fiume di parole.
Vi siete mai chiesti come sarebbe stata vissuta la mancanza di libertà di questo periodo se non vi fosse stato internet? Conviene chiederselo.
Perché lo scenario sarebbe stato molto diverso, magari migliore per alcuni punti di vista.
Tornando alla linguistica, semplificando per osservare il movimento del fiume di parole e modi di dire è necessario posizionarsi in un altro punto di vista, come mettersi in cima ad un albero, così possiamo individuare l’origine di una data lingua, per esempio, per l’italiano il latino, e da questo punto di vista astorico abbiamo l’opportunità di ipotizzare a grandi linee dove può portare il fiume dell’evoluzione, osservando curve e nuovi affluenti.
Con l’inserimento di prestiti linguistici da altri idiomi, come l’inglese, e il nuovo linguaggio informatico la nostra lingua si è evoluta in maniera esponenziale.
Un italiano degli inizi del Novecento capirebbe quasi la metà di un linguaggio pubblicitario e non capirebbe quasi nulla dei comportamenti culturali attuali.
E questa non è già una enorme speciazione?
Solo che ultimamente assistiamo a speciazioni sempre più vicine perché il sistema è al collasso e quindi tende a velocizzarsi per non cadere su se stesso.
Bene, NOI siamo il fiume, bombardati da informazioni nuove con linguaggi diversi.
La stessa spiritualità anni Settanta figlia dei movimenti orientali con le teorie del karma precipita in una cascata con l’afflusso della fisica quantistica, dove non si parla più di vite passate, perché sono diventate contemporanee, in universi paralleli.
E la visione idilliaca angelica si mischia all’universo predatorio castanediano, ad esempio…
Siamo in un fiume dove tutto è il contrario di tutto o, al massimo, qualche mattina, se ci svegliamo ottimisti, possiamo dire che il tutto è fluido in un grande bicchiere e che semplicemente lo osserviamo da punti di vista diversi…
Solo che ora, per molti, non si parla di praticare o meno yoga o un mantra, fra scienza, alieni, complottismo, terra cava, ottava superiore, libertà individuale, bambini imbavagliati, virus più o meno manipolati…
Siamo su un set cinematografico di cui non sappiamo assolutamente il finale ma che molti “spoilerano” (un bel termine incompreso a molti dei nostri anziani fermi alla specie madre novecentesca…)
Se vogliamo assumerci la responsabilità di una speciazione non solo culturale ma anche evolutiva dobbiamo avere il coraggio di salire su un albero, perché se restiamo nel fiume, sballottati di qua e di là, non capiremo mai da dove arrivano gli affluenti, dove sarà il percorso, per non parlare delle cascate che possono essere anche arginate se solo noi non vi fossimo dentro…
Se restiamo dentro il fiume rischiamo di scambiare lucciole per lanterne ma sopratutto di non capire se siano meglio le lucciole, perché niente sarà come sembra ma, soprattutto, niente lo è già adesso, e non si tratta di valutare le teorie ma anche delle persone dentro le teorie proposte.
Mi piace ripensare alla protagonista di Hunger Games, il romanzo di Suzanne Collins.
Katniss, così solitaria, scostante, affamata, ai margini della società, mossa solo dall’attaccamento a una famiglia già devastata.
E per salvarsi dal fiume in piena si mette su un albero senza neanche rendendosene conto, attua una sua strategia di salvezza, propone un paradigma diverso di vita ma senza dirlo a nessuno.
E’ portatrice di un nuovo linguaggio, così caccia senza avere il permesso per non morire di fame, e si propone ai diabolici giochi per salvare la sorella.
La muove solo quello, l’amore per la sorella, non si fida di nessuno, ma sceglie utilizzando quasi solo intuito, la salva quel punto di vista fuori dal coro fino a una delle ultime scene finali dove uccide a sorpresa la “salvatrice” dei popoli schiavizzati, la presidentessa Coin.
La uccide perché coglie l’attimo, il movimento della speciazione è rapido, la uccide perché nessuno lo avrebbe fatto, e spesso basta un solo individuo per raddrizzare il percorso del fiume quando la portata dietro è pronta.
La uccide perché il destino della specie obsoleta, vecchia, screditata, malata, portatrice della cultura della vanità, che puzza di giovani cadaveri, rappresentata da Snow già era morta e quella freccia non poteva andare sprecata per ciò che è morto, ma poteva dare forza a ciò che si stava formando.
Dall’alto dell’albero tutto era chiaro, bastava una spinta, bastava un punto di vista obiettivo in modo che la nuova speciazione potesse avvenire in termini diversi, affinché potesse evitare la ripetizione di schemi rivoluzionari che usano linguaggi morti o ereditati dalla specie madre.
Ma soprattutto la uccide perché mossa da un risveglio causato dal dolore della perdita della sorella uccisa volutamente proprio dagli stessi rivoluzionari.
Perché noi esseri umani siamo così: siamo capaci di grandi azioni quando ci rendiamo conto che ci stanno privando degli affetti, stanno martirizzando e sacrificando i nostri familiari.
In una cultura che ama tanto l’agnello sacrificale pare non vi sia altro modo di crescita e di risveglio.
Ma oramai è chiaro che una classe dominante che utilizza lo stesso linguaggio e gli stessi metodi di quella precedente non può essere innovativa.
Mai come adesso dobbiamo decidere di essere conformisti o disobbedienti ma anche nella disobbedienza non possiamo cadere nella trappola di buoni o cattivi, perché proprio i buoni se non risvegliati cadranno subito nella trappola umana della paura e della prigione.
Aveva proprio ragione Tiziano Terzani quando disse che la sola vera rivoluzione che possiamo fare è quella dentro di noi, non può essere fatto nessun cambiamento radicale se non viene affrontato un percorso interno profondo, vero e sincero.
Bisogna isolarsi e salire su quell’albero e almeno cercare di ipotizzare se il fiume porterà a uno stagno putrido e mortale o ad un mare che sa di bellezza e poesia.
Benvenuta/o agli Hunger Games, prepariamo intuizione, percezione e occhi aperti,
entrambi gli occhi aperti…
Con un gruppo di appassionati di danza orientale, discipline bioenergetiche, medicina e alimentazione taoista fondiamo Tria Kentra associazione culturale umbra che promuove lo sviluppo del benessere psico fisico dell’uomo tramite la conoscenza energetica. Le tecniche fisiche di armonizzazione energetica, le arti divinatorie come conoscenza del Sé, le tecniche tolteche che aprono soglie nell’ambito percettivo, la pittura, l’armonia fra uomo e ambiente sono ciò che adesso considero davvero la mia casa fisica e spirituale e mio desiderio è diffonderle.
Fabrizia Nicoletta Gugliemino
Nasco da una famiglia di ricercatori teosofi che nella Sicilia degli anni settanta costruiscono un piccolo centro di ricerche filosofiche e spirituali interessante crocevia di tradizioni orientali ed esoteriche occidentali.
Apprendo da mia madre la tarologia e l’astrologia mentre osservo mio padre nella realizzazione di amuleti, rapita dal potere dei simboli che mi appaiono davanti come portali infiniti.
Ma il richiamo dell’Oriente è forte e fin dai vent’anni inizio a praticare yoga e ad appassionarmi delle arti orientali finendo per seguire il percorso de I Ching e del Feng Shui.
Con la conoscenza del Tai Chi Chuan e del Chi Kung inizio a percepire la potente energia che abbiamo nel corpo e il segreto della sua direzione ma solo con lo sciamanismo, tibetano dapprima e tolteco dopo, riesco a dare un senso a tutte le pratiche assaggiate fino a quel momento.