Ali di Corvo nel Cuore Ferito

Non si sa bene da dove arrivi, né come sia nata la leggenda ma si narra che, in un campo ai margini di un fitto bosco, viveva uno strano ragazzo.
I suoi capelli erano neri come le piume di un corvo, era alto e magro, agile e schivo.
La sua casa sorgeva nel bel mezzo di un campo di granturco e i corvi avevano preso fissa dimora sul suo tetto.

Il giovane uomo aveva deciso di rimanere da solo ma i neri uccelli non lo lasciavano nemmeno riposare, gracchiando gran parte del giorno e della notte, facendo un gran rumore.
Dopo parecchie notte insonni decise di uscire e affrontare i disturbatori alati, alzando le braccia al cielo insieme alla voce e minacciando di ucciderli.
All’improvviso un gran silenzio,… poteva sentire perfino i rumori del bosco vicino, e il vento che faceva ondeggiare il granturco. Felice tornò a riposare.
Il suo riposo non durò a lungo, non era questo il suo destino e, come fa il vento, all’improvviso dovette assistere allo scompiglio nelle sue certezze.
Dopo giorni di quiete i corvi ricominciarono a fare molto rumore e, di nuovo, fu costretto a uscire da se stesso e dalla sua solitudine.
Imbracciò un lungo bastone, deciso a zittire quegli uccellacci che gli impedivano di rimanere dentro quella casa nascosta chissà dove.
I corvi si lanciarono in volo, lo schernirono alimentando il suo livore e si fecero rincorrere da quel ragazzo accecato e intorpidito dalle sue verità.
Lo portarono dall’altra parte del bosco dove, in una radura baciata dal sole, crescevano ciclamini, margherite e incertezze d’ogni colore.

In quell’interstizio tra il conosciuto e lo sconosciuto viveva una giovane donna che ben accoglieva il rumore dei corvi e delle convinzioni infrante.
In quel luogo ogni cosa poteva accadere, mettendo il nero dubbio delle ali dei corvi a disposizione del cuore ferito per farlo volare oltre, per darsi torto e gracchiare sul proprio dolore, zittendo false certezze con molto rumore.
La giovane donna accolse quel cuore vestito di ali nere, e lo istruì alla bellezza dell’impossibile e dell’incertezza.

I corvi, astuti uccelli, sanno portarti dove mai ti spingeresti, sacri animali maestri e traghettatori, fatti disturbare e infastidire dal loro gracchiare, hanno un luogo incantato in cui farti arrivare.

Enrica

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ENRICA ZERBIN nasce il 1 ottobre del 1973 a Adria (Rovigo) tra campagna, mare e il delta del fiume Po. Figlia di pescatori e agricoltori i quali le hanno insegnato il rispetto per la natura, i suoi cicli e, contemporaneamente , il rispetto verso le persone.
Nel dicembre del 2015 esordisce col suo primo romanzo: Tu mi hai salvato la Vita, edito da Cinquemarzo: una storia sull’importanza degli avi e la saggezza degli anziani, dell’amore nato in circostanze impensabili, ma soprattutto una narrazione capace di sensibilizzare sull’importanza della donazione del midollo.
Tra il 2016 e 2017 vince alcuni piccoli concorsi letterari con i racconti brevi: Mister Green Hat, I racconti del Fiume e ll Signor Senza Nome, storie sul cambiamento e sull’incontro col proprio Sé. Ricercatrice e studiosa del mito greco e norreno, della simbologia di varie culture, degli archetipi, del femminile sacro e della Grande Dea fino allo sciamanesimo.
Si interessa ai tarocchi e alle rune come strumento di indagine interiore.
Femminista attiva sulle pari opportunità, e sulla sensibilizzazione necessaria al problema della violenza.
Con questo intento ha scritto un importante articolo per l’associazione UDI di Ferrara intervistando una donna Nigeriana, per raccontare l’orrore del suo viaggio; dalla Nigeria, lungo il deserto del Ciad, l’orrore libico fino al suo arrivo in Sicilia.
A breve uscirà la sua seconda opera: “La Danza Del Seme Selvaggio”, avventurosa storia di due donne in viaggio tra boschi di montagna, con la sola guida di una mappa disegnata da una vecchia strega.
Nelle sue opere al femminile, sottolinea l’importanza del viaggio, che sia mistico o fisico per superare i limiti imposti da società e credenze sbagliate a cui la donna ha dovuto sottostare per secoli.
“Le storie sono ovunque. Il vento, poi, le soffia nei pensieri. Vorrei librarmi in volo per afferrarle e poterle raccontare.”

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