Los Dias de los Muertos

Anche la morte è viva e non va nascosta o temuta, ma festeggiata.
Costumi variopinti, fiori coloratissimi, musica e danze per ricordare i propri defunti durante i giorni in cui tra il mondo dei vivi e quello dei morti si apre un ponte: da qualche anno anche in Italia si è diffusa, oltre ad Halloween, la celebrazione de Los Dias de Los Muertos, festività di origine Messicana che a prima vista somiglia più a un carnevale.
Non spiriti beffardi o maligni da temere (in origine i bambini venivano travestiti non per gioco ma per protezione), ma anime care da accogliere con gioia, perché in questi giorni possono tornare in mezzo a noi.
In tutto il Messico fiumi di persone vestite da scheletri invadono le città giorno e notte per festeggiare allegramente questo tempo speciale. Strade e piazze sono decorate con fiori vivaci (la calendula arancione è il tipico flor de muerto), si organizzano feste in maschera, banchetti, addirittura picnic nei cimiteri accanto alle tombe dei familiari per trascorrervi del tempo in armonia. Un’esplosione di colori e gioia di vivere, per invitare nel migliore dei modi le anime care a tornare.
Le origini di questa festa sono antichissime e risalgono alle civiltà pre-colombiane, che concepivano la morte come una fase naturale della vita e consideravano i defunti ancora come membri della comunità, che potevano ritornare sulla Terra durante alcuni giorni precisi. Non esisteva un periodo di lutto e tristezza, ma era il ricordo a “tenere in vita” le anime.
Stanchi dopo un lungo viaggio, gli spiriti vengono accolti nel regno dei vivi tramite l’Altare, che è un vero “portale” tra i due mondi e viene riempito di offerte, cibi e bevande, foto di famiglia e candele per segnalare che la meta è stata raggiunta.
Simbolo del Dia de Los Muertos è la calavera (la più celebre è la calavera Catrina) che letteralmente significa “teschio” ma nella cultura messicana è un simbolo molto antico e profondo, ricorrente nelle incisioni di Maya e Aztechi e che oggi decora vestiti, gioielli, oggetti di vario genere.
I calaveras sono anche caramelle a forma di teschi, originariamente fatti di semplice zucchero bianco, che vengono offerti sull’altare dedicato agli spiriti e mangiati con gusto dai vivi.
Le calaveras ci invitano a non dimenticare la sacralità della vita, vivendo ogni istante con presenza e affrontando la nostra natura mortale con un sorriso.
Susanna
Prima di diventare mediatrice familiare, mamma e seguace del “culto della zappa dell’entroterra ligure”, Quando scrivevo per passione: laparoliera.blogspot.com Quando scrivevo per lavoro: susannamariani.wordpress.com Ora che non scrivo (quasi) più: https://mediazionefamiliare.wixsite.com/susanna
Susanna Mariani
ho lavorato come giornalista freelance e redattrice.
Per molti anni la scrittura è stata la mia medicina, confine e contatto tra la mia anima e quella di chi,
dall’altra parte della pagina, mostra la sua.
Alcuni libri sono stati per me guide, specchi, amici.
Qui ve ne voglio presentare qualcuno.